È uscito “L’affare di famiglia”, il nuovo singolo di Claudia Cantisani
In radio e su tutte le piattaforme digitali dal 27 novembre il singolo L’affare di famiglia della vocalist e autrice Claudia Cantisani, apripista del nuovo album Sabrina sul petrolio –terzo lavoro in studio dell’artista- di prossima uscita per La Stanza Nascosta Records. Dopo l’anteprima esclusiva su Rai News 24il videoclip ufficiale del brano, per la regia di Irene Franchi, è ora disponibile su You Tube.
L’ormai collaudata coppia Cantisani- Del Vecchio, aggiunge un altro tassello al suo zibaldone pop-jazz, firmando un brano deliziosamente rétro. Piccole miserie della vita coniugale, per dirla con Balzac, tradotte felicemente in forma canzone con visionario realismo. Colonna sonora ideale degli speakeasy moderni, L’Affare di famiglia sembra restituire, nelle strofe, le suggestioni sonore dei Roaring Twenties, accentuando nel ritornello la contiguità con l’italiana canzone jazzata (la definizione è di Pierluigi Siciliani) degli anni ’30, ’40. Il rimando è in particolare, all’ironica levità delle più riuscite composizioni di Chiosso- Luttazzi. Viene in mente la massima tolstojana “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo” ad entrare, da spettatori, in questo affare di famiglia; un avventuroso naufragio domestico sotto i marosi violenti dell’idealizzazione.
L’intonazione, l’emissione vocale, il vibrato e il fraseggio jazzistico di Claudia Cantisani vestono con maestria un triangolo amoroso atipico, che si nutre dell’assenza più acuta presenza della procace Giuseppina, amore mai dimenticato.
Una partitura a tratti grottesca, che mette a nudo le nostre povere, legittime (?), curiosità, sottende bagliori di riprovazione e, infine, sembra sospendere il giudizio sulla commedia umana di ciclici rimpianti e quotidiana, semiseria claustrofobia. Il brano è accompagnato dal videoclip ufficiale, ideato e diretto da Irene Franchi e girato presso lo studio di Rosignano Solvay (LI) dello scultore e pittore Franco Mauro Franchi, che ha curato, insieme all’architetto Francesco Caramella, anche le scenografie.
L’attrice, Adelaide Palmieri (già vista in Basilicata coast to coast di Rocco Papaleo), e Claudia Cantisani indossano, rispettivamente, un ciondolo e una spilla realizzati ad hoc dall’artigiana e artista Ljuba Spreafico (La fabbrica della parole) con la tecnica della cancellatura, mutuata da Emilio Isgrò: “Ho voluto sottrarre al c.d furore cancellatorio-racconta l’artista di Lecco, naturalizzata sarda-parole che rimandassero alla rete di aspettative e pretese che intrappola spesso il rapporto di coppia.”
LE DICHIARAZIONI DI CLAUDIA CANTISANI E FELICE DEL VECCHIO
Siamo come il gatto e la volpe-sintetizzano Claudia Cantisani e Felice Del Vecchio-: a noi piace farci gli affari degli altri!! E gli affari più ricchi di sfumature sono sempre le beghe di famiglia o di coppia in cui puntualmente compare una Giuseppina, simbolo di un desiderio abbandonato o mai realizzato. Il buffo è che, quasi sempre, Giuseppina, in quanto sogno inarrivabile, finisce per essere pensata come una dea, ma nella realtà è diventata solo una sciatta, apatica e anonima casalinga con le ciabatte fucsia col pelo! Torna ne “L’affare di famiglia”il quinto piano come osservatorio poetico sul quotidiano, occhio vigile sul mondo: un universo (poco importa se paesano o cittadino) che si fa teatro di beghe, impicci, architetture esistenziali sgangherate e contraddittorie, drammi e opere buffe. Sono le umane faccende ad appassionarci, ad animare tutte le storie che abbiamo raccontato, raccontiamo e racconteremo.
LE DICHIARAZIONI DELLA REGISTA
Ho pensato, fin dal primo ascolto de “L’Affare di famiglia”, di sfruttare, per la sua trasposizione visiva, le dualità sulle quali il brano innegabilmente è giocato. A livello sonoro, alla ritmica solare fa da contraltare un testo che sento molto intimo e delicato per la tematica affrontata, quella delle contorte dinamiche intrafamiliari, così come un dualismo (inteso come antagonismo ma anche, in un certo senso, come complementarietà) esiste tra le figure femminili de L’affare. A livello di impianto scenico questa chiave di lettura si è tradotta nella realizzazione di una pedana rotante che accompagna in modo fluido i cambi scena, scandendo un’alternanza così prossima tra le due figure femminili (la moglie e Giuseppina) da rappresentare metaforicamente quasi una compresenza (una fisica e l’altra a livello di ideazione idealizzante) nella quotidianità del marito. Ho voluto creare due ambienti uguali e speculari, funzionali alla realizzazione di una cornice di interazione tra le due donne, separate ma contigue, rivali ma forse, in qualche modo, complici. Ho voluto suggerire che Claudia Cantisani potesse essere narratore e oggetto della narrazione, in una coincidenza significativa tra io narrante e io narrato. La figura maschile è, a mio modo di vedere, carnefice ma anche succube di una situazione della quale crede di tenere solidamente le redini, ma che la sovrasta e la esautora. Ho voluto enfatizzare il ruolo della finestra, confine e soglia, ingresso e limite, affaccio privilegiato su una realtà domestica che si rivela spoglia dei suoi attori, abitazione dismessa che delude l’aspettativa dello spettatore di indagare le scene di un dramma che si svolge, in realtà, al di fuori del plastico domestico, in maniera ben più autentica. Le dimensioni ridotte del plastico della casa consentono di conferire alle singole inquadrature specifiche valenze espressive, in un avvicendarsi suggestivo di diversi piani che si fa portatore di un complesso ventaglio di sfumature, rimandi allusivi e ineliminabili ambiguità.
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