“È QUESTA LA VITA CHE SOGNAVO DA BAMBINO?” CON LUCA ARGENTERO AL TEATRO DUSE DI BOLOGNA
Luca Argentero in “È questa la vita che sognavo da bambino?” al Teatro Duse di Bologna il 23 gennaio 2019. La scena si apre su un palcoscenico quasi al buio, si intravedono pochi e semplici oggetti e la sagoma di Luca Argentero, che rimane immobile e in silenzio per qualche istante, come ad aspettare il momento opportuno per iniziare. In sala però c’è un po’ di agitazione, forse per l’emozione di conoscerlo e, nell’attesa, viene accolto con fiducioso applauso.
Impossibile
Lo spettacolo inizia con una sola parola, una parola che ha un certo peso specifico e che identifica tutti quei cassetti della mente dove abbiamo rilegato sogni, passioni e idee che riteniamo impossibili.
Davanti all’impossibile io ho avuto coraggio
Questo monologo è solo alle prime due battute e già mi ha ricordato i miei limiti e come scardinarli. Già… il coraggio, la chiave per aprire quei cassetti e fargli prendere un po’ d’aria. Luca quest’anno ha compiuto 40 anni e ci racconta una storia, anzi 3, fatta di personaggi che non sono altro che aspetti del sé. Tre storie, tre vite che in comune hanno la loro disciplina, lo sport. Eroi italiani che ci ricordano un pezzo della nostra storia e della nostra amata patria, le cui imprese sono sicuramente state sognate fin da quando erano bambini e, ognuno di loro, ha qualcosa da insegnarci.
Luigi Malabrocca: il ciclista che correva per perdere, in fondo si può vincere anche perdendo.
Walter Bonatti: il re delle Alpi alla ricerca di se stesso, della verità e della giustizia, che non è mai troppo tardi da ritrovare
Alberto Tomba: lo sciatore soprannominato Bomba, in una vita tra vittorie e processi sempre in compagnia della sua grande alleata, la neve. A Bologna ha pure iniziato a nevicare, e così saluta il campione bolognese.
Le foto che scorrono sullo sfondo durante l’alternarsi dei racconti purtroppo non si vedono bene dal balconcino della galleria del Teatro Duse, ma la descrizione delle persone e degli eventi è così vivida che è quasi meglio affidarsi solo alla propria immaginazione, modellata dalla voce calda e profonda dell’attore. Luca aveva proprio ragione, alla fine del racconto delle vite di questi incredibili uomini, conosciamo un po’ meglio aspetti di lui, di noi stessi e della storia dell’Italia.
Antonella Pizzolla