Due chiacchiere con Giallo: il percorso musicale, l’ultimo singolo “Minerva”, l’EP che verrà
Il 9 aprile è uscito “Minerva”, il nuovo singolo di Giallo, scritto nella primavera del 2019. L’artista, classe ’98, di origini bresciane, ha già pubblicato un altro singolo, “Spettatori”, e con “Minerva” si avvicina il momento dell’uscita del suo primo EP. Per conoscerlo meglio, gli abbiamo fatto qualche domanda.
Hai scritto “Minerva” nel 2019, poi l’hai ripresa nel 2020, che effetto ti fa cantarla o ascoltarla adesso?
Penso che le canzoni abbiano tante vite. Come i gatti, non muoiono mai. Prendono i graffi, le botte, la pioggia. Ma sono sempre vive. “Minerva” ha già qualche graffio. Perché ha cambiato pelle un paio di volte. Me lo sono sempre chiesto cosa diventeranno le mie canzoni tra vent’anni, lo sto imparando con il contagocce. Cantare “Minerva” nel 2019 era liberazione assoluta, dai pensieri quando si incastrano stretti. Era un flusso forte, perché in quel periodo mi passavano per la testa cose forti. Ora canto “Minerva” con più consapevolezza. Mi ricorda la persona che sono. Che posso chiudermi a riccio in attesa del sole, mentre sembra che il tempo non passi ed il mondo non mi legga dentro agli occhi.
“Minerva” farà parte del tuo primo EP, puoi svelarci il titolo e se sarà un concept di brani?
Il primo EP è la mia nascita artistica. Manca ancora l’uscita di tre singoli che andranno a comporlo. Il primo EP è il germoglio di fagioli che facevo crescere alle elementari nel cotone. Quello che ho tatuato sulla pelle. Il titolo non ve lo dico, perché mi piacciono le sorprese, e tutte le cose hanno il loro tempo! Però vi ho già detto quasi tutto. Basta poca fantasia.
Cosa rappresentano per te le ortiche che, nel testo della canzone, doni a “Minerva”?
Erano sulla strada per andare da Cowley 250 al lecture centre della mia università. C’era questo cancello, le porte del paradiso. O dell’inferno. Dipende dai giorni. Sono più le volte che l’ho scavalcato di notte. Poi un vialetto. In mezzo ad un prato che aveva l’odore di erba tagliata. Molto buono. Mi ricordava quando tagliavo l’erba al liceo per Faco. E lì, tra l’odore di erba tagliata e le nuvole, c’era un cespuglio di ortiche. Dannate ortiche che fanno male. Benedette che mi fanno sentire cosa ho dentro.
La Minerva della copertina del singolo è fatta di frammenti? Come è nata questa idea?
La copertina di “Minerva” è una figata! L’ha fatta la mia sorellina Sofia. Le sta disegnando tutte lei. I frammenti sono un elemento che farà parte di tutte le copertine dell’EP. I disegni li abbiamo pensati per poter essere messi uno accanto all’altro, come un puzzle. Così i frammenti si mischiano tutti assieme. Alla fine, le canzoni sono tutte pezzi dello stesso puzzle. Io la vedo un po’ così. Comunque, quanto bene voglio a Sofi. Che mi da sempre i consigli giusti, e senza di lei fare solo casini.
A cosa associ principalmente il colore giallo, da cui prendi il nome?
Sofi mi voleva chiamare Giallo quando sono nato. Secondo me era un’idea geniale. Il colore lo associo a tante cose. Oggi mi ricorda la linea della tube di Londra. La linea gialla era la Circle. Quella che mi portava ogni giorno da Westbourne fino a Baker. Linea indecente, sempre piena di ritardi. Però su quella linea scrivevo le canzoni. Quei ritardi mi facevano scrivere le cose più belle. Quanto mi manca la tube. Quanto mi manca Londra questa sera.
Hai studiato tanti diversi strumenti musicali, con quale senti più affinità?
Il piano. Perché con il piano ci sono cresciuto. Mia mamma lo insegnava. E quando ero piccolo nel nostro salotto di Bottenago c’era uno Yamaha bianco a coda bellissimo. Oggi è a Genova. Il mio problema è che ho sempre mandato occhiatacce diffidenti allo studio. Il piano l’ho studiato poco per quanto avrei potuto. Però lo sento mio. Voglio suonare e migliorare.
Ti sei trasferito a Londra nel 2017, hai composto anche canzoni in inglese?
È stato un punto di discussione interessante. Che ho avuto con tanti amici. C’è chi dice che dovrei concentrarmi a scrivere in italiano. A me piace quando mi dicono cosa fare. Così posso fare completamente l’opposto. Sì, scrivo anche in inglese. Ma sento che devo fare tanta pratica per proporre la stessa qualità di messaggio. Iside è la mia amica che considero la mia English guru. Ieri le ho fatto ascoltare una mia canzone in inglese. Mi ha detto che è la sua preferita di tutte. Sono felice. E penso a quante me ne faccio venire in mente per avere sempre una fame pazzesca.
Quali artisti ti hanno ispirato e stimolato a intraprendere il tuo percorso musicale?
Ce ne sono tantissimi. Perché ascoltare gli altri artisti fa crescere, fa scoprire. Lo dice anche il mio amico Maurito. L’artista che mi ha accompagnato di più è Cremonini. Lui ha un immaginario pazzesco. Pittore creativo. Poi in questo esatto momento sto ascoltando Macklemore. Anche lui mi piace tanto. È schietto, parla diretto. This isn’t the apocalypse, you can’t address the hate until you acknowledge it. Bella ‘Wednesday morning’.
Roberta Usardi
https://www.facebook.com/giallosulbagnato
https://www.instagram.com/giallosulbagnato/