“Dove sei, Pt 2”: Il nuovo Album di Lucio Leoni, su e giù tra un prima futuro e un dopo ormai già passato
Il vecchio mondo sta morendo
Quello nuovo tarda a comparire
E in questo chiaroscuro nascono i mostri
Antonio Gramsci
È un chiaroscuro ancora una volta inquieto e visionario quello abitato da Lucio Leoni con questo suo nuovo album, ideale completamento del precedente “Dove sei pt 1”. L’istinto ci porterebbe a pensare che si tratti appunto del nuovo capitolo di un percorso lineare, qualcosa che abbia a che fare con la costruzione di un nuovo piano dell’edificio di cui il disco precedente ha posto le fondamenta. Non è così: “Dove sei pt 2”, in assoluta e coerente continuità con la prima parte, è il nuovo step di un viaggio che non attraversa lo spazio, ma il tempo.
Quel “Per sempre” (titolo del mio pezzo preferito in questo album e in qualche modo suo manifesto programmatico, ndr) che ognuno di noi ha desiderato almeno una volta nella vita, di un presente che sia eterno: “Io voglio che sia sempre pranzo, sempre domenica, sempre marzo”. “Ho bisogno di una di quelle giornate che non finisca mai” ci dice esplicitamente nel pezzo Lucio Leoni, e ancora “Questi momenti finiscono sempre per ricominciare. Non è giusto così, non mi piace per niente”.
È questa insoddisfazione, questo bisogno inappagato e inappagabile, a guidare Lucio Leoni avanti e indietro nel tempo (come il Doc di Ritorno al Futuro, come i personaggi dei film di Christopher Nolan…) e a definire, confermandola, la sua poetica.
“Quant’era bello quando ci dicevano avete tutta la vita davanti, e adesso che siamo fuori pericolo guardiamo indietro cercando il futuro” diceva un verso del brano “Dedica” (Dove sei pt 1); “Ti ricordi, vent’anni fa, avremmo immaginato un futuro più indulgente. Ti sei accorto di che male fa adesso quel futuro non è altro che il presente” dice la lettera immaginaria di Francesca Morvillo a Giovanni Falcone in “Francesca”, struggente brano di questo nuovo album.
Animati da questa nostalgia per un futuro fuori dal tempo, ci sentiamo liberi di unire le due parti di “Dove sei” e skippare avanti e indietro (come in un VHS, o una musicassetta, che Leoni non a caso cita nel disco). “Puoi riavvolgere, mettere in pausa, andare avanti, rianalizzare. Ma non ce n’è bisogno” (“Nastro Magnetico”, sceneggiatura narrata e brano finale del disco che si avvale della collaborazione prestigiosa dei Mokadelic e che grazie al collettivo “Zero” è diventato anche un non-cortometraggio cinematografico).
Con questo Album, è ormai evidente, Lucio Leoni ci proietta all’interno di un film d’autore: la linea del tempo non è continua e sta allo spettatore, anche al più ingenuo, provare a ricostruirla. È forse proprio in questa possibilità, in questo periodo di cosiddetto “tempo sospeso”, l’attualità di questo Album.
“Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire.
E in questo chiaroscuro nascono i mostri.”
Ma anche, per fortuna, i Lucio Leoni…
Pausa.
Alessandro Bizzotto
https://m.facebook.com/baraccaeburattini/
https://www.instagram.com/leoni.lucio/?hl=it