Dove le strade hanno un nome” è il nuovo singolo di Tosello – L’intervista
Lo scorso 29 maggio è uscito il nuovo singolo di Tosello, dal titolo “Dove le strade hanno un nome” per Red Owl Management & Records, prodotto, arrangiato, registrato e mixato da Simone “Momo” Riva presso TdE Productionz. Davide Tosello, questo il nome completo dell’artista, è originario di Aosta e ha pubblicato il suo primo EP, “Silenziosissimo”, nel 2013, seguito dal secondo EP “Anime” nel 2016 e da un terzo lavoro nel 2018 dal titolo “In cinque secondi”. Abbiamo fatto qualche domanda a Tosello per conoscerlo meglio.
“Dove le strade hanno un nome” è il tuo nuovo singolo, un arrangiamento acustico e ipnotico, come hai composto il brano?
Il brano è nato da un “riff” di Ukulele in un pomeriggio estivo, in vacanza al mare con mia figlia. C’era un tramonto perfetto, le parole sono arrivate di getto. Nei giorni successivi ho lavorato sull’arrangiamento per poi portare il brano in studio e lavorare sul contorno finale.
Canti “dalla periferia al centro cerchiamo un posto dove stare, forse non abbiamo perso tutto”, cosa intendi per perdere tutto?
Mi riferisco alla dignità, al senso di appartenenza, alle nostre radici. Non dimentichiamoci che siamo cittadini del mondo e dobbiamo appunto essere grati delle nostre radici ed esperienze di vita. La mia frase “non abbiamo perso tutto” suona un po’ come “andrà tutto bene”.
Nel video c’è l’immagine di un anello (una fede?) sul pavimento che dondola (perché “la terra trema”?) che alla fine salta via, che messaggio rappresenta per te?
L’anello rappresenta fondamentalmente un legame, l’appartenenza a qualcuno. Le cose possono cambiare da un momento all’altro e siamo noi a decidere per il nostro destino. L’anello a volte cade, scivola via ed incomincia a girare su ste stesso sopra un tavolo in cerca di una direzione…
Nel testo menzioni le interferenze magnetiche e le radiazioni, che oggi sono l’effetto collaterale per una navigazione in internet sempre più veloce, cosa che implica anche un utilizzo più assiduo della tecnologia e un allontanamento sociale, qual è la tua opinione a riguardo?
Come dico nel brano, le interferenze magnetiche offuscano i pensieri nutrendoci di radiazioni. Sono proprio l’effetto collaterale di una società mutata nel tempo. La tecnologia ha, in parte, cambiato il modo di vedere le cose – di viverle. Si è persa un po’ quella voglia di conoscere, di imparare.
Nel cuore della città le strade hanno un nome e i corpi si incontrano… mi viene in mente “Where the streets have no name” degli U2 in cui si immagina invece un luogo in cui le strade un nome non ce l’hanno, un luogo a parte, una meta verso cui i corpi si dirigeranno, ti è mai sovvenuto un collegamento con il brano degli U2?
Il titolo è volutamente riferito al brano degli U2. Un gruppo che amo tantissimo. Sono molto vicino alla musica del gruppo irlandese, la canzone vuole proprio lanciare un messaggio positivo, armonico. Nelle nostre strade vivono uomini, persone che hanno una storia da raccontare ed una vita fatta di scelte giuste e decisioni sbagliate.
Parlando di te, quando hai capito che la musica sarebbe stata la tua vocazione?
Fin da bambino ho nutrito tanto interesse per la musica in generale. Dopo il periodo adolescenziale ho compreso quanto la musica fosse proprio parte di me. Una via di uscita dai momenti complitati di un’età “difficile”. Ho coltivato la passione fino a comporre canzoni.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Ascolto davvero tantissima musica, pertanto ho molti generi e riferimenti. Sono cresciuto con il Rock ed il cantautorato italiano arrivando alla musica più sperimentale. A casa si ascoltavano tanto i dischi dei Beatles, dei Queen, di Graziani e De André. Nel corso degli anni ho poi ampliato gli ascolti, scoprendo Bowie e Jeff Buckley.
Roberta Usardi
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