“Dove la parete strapiomba”: la storia di Riccardo Cassin
“Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta.“ – Robert Lee Frost
Riccardo Cassin poteva diventare tutto quello che gli pareva perché l’unica cosa che devi fare nella vita è massacrare le tue paure e l’uomo, prima ancora dell’alpinista, questo ha fatto ogni giorno con tenacia e caparbietà. Nato in una famiglia povera, come lui stesso racconta in questa biografia datata 1958, poteva essere anche un buon pugile ma quando ha dovuto scegliere tra la montagna e il ring, il richiamo della vetta è stato più forte. Abbandonati i guantoni dopo una serie anche importante di vittorie si è lanciato anima e corpo nell’arrampicata. Con allegria perché “i pensieri devono essere trasparenti, nulla è più dannoso dei nervi a fior di pelle” e in amicizia perché “la tensione guasta il divertimento e compromette l’armonia stessa dei movimenti.”
Cassin si racconta in questo libro, introvabile per più di trent’anni, oggi pubblicato da Alpine Studio “Dove la parete strapiomba (2013, pp. 224, euro 16) dalle prime scalate in cima al Resegone fino alla ricognizione per preparare la scalata al K2. Anni di avventure per un uomo umile che si dedicava alle proprie passioni nel tempo libero, il sabato e la domenica e una settimana all’anno, vittima come tanti di noi del poco tempo libero dovuto agli impegni di lavoro. Veniva chiamato bonariamente il risolutore, per questo modo di essere tenace nel carattere e nell’agire, per la voglia di riuscire e la volontà a non voltarsi mai indietro. Un esempio da seguire soprattutto perché stiamo parlando di anni in cui non tutto era a portato di mano e i chiodi , i moschettoni, le staffe erano materiali pionieristici, così come le corde di canapa spesso fatte in casa. Non si guardava alle previsioni meteo la sera prima comodamente in poltrona ma si correva verso l’infinito e oltr, con entusiasmo e voglia di provare, trovandosi spesso a dover affrontare strapiombi con fare pratico, magari con la classica piramide, salendo sulle spalle dei compagni.
Un alpinismo fatto di ricerca e di esplorazione, di scoperta e gioco cercando nuove strade su per il mondo verticale, scalando pareti impossibili, scegliendo le strade meno battute, per raggiungere vette a cui altri avevano dovuto rinunicare.
“Dove la parete strapiomba” è considerato una vera pietra miliare nella storia dell’alpinismo e, dalle pagine di questo diario, scritto con semplicità e con una cura particolare dei dettagli e delle montagne, viene fuori tutto l’amore di uomo che si è lasciato travolgere dalla bellezza senza tempo di altezze che all’epoca nessuno poteva ammirare. È un libro sulle passioni e sulla voglia di superare i propri limiti e forse tutti, almeno una volta nella vita, dovremmo provare a leggerlo. Magari in un momento di sconforto, quando temiamo di aver perso la strada o la salita ci sembra troppo ripida, dovremmo aprire a caso questo manuale di sopravvivenza e trovarci anche noi sulle Dolomiti a mani nude su appigli improbabili. Tutto ci sembrerà più raggiungibile e meno complicato del previsto.
Antonio Conte