Dopo gli alieni siamo noi la specie più irrisolta, ma questa è la vita (“LIFE”) di Marco Parente
In questi giorni di crisi e nuovi decreti dove non si sa bene che fine faremo, dove andrà a finire la nostra vita, quel rapporto complicato, complesso e al tempo stesso semplice tra persone che si frequentano, che hanno voglia di conoscersi e stare insieme, scoprirsi e darsi in uno scambio reciproco di sensazioni e situazioni, esce il nuovo disco di Marco Parente, che si chiama appunto “Life”, vita. Terza parte di un progetto che ha visto la luce in questi mesi, un nuovo modo di fare arte e musica. Poe3 in not dead, questo è il nome del progetto che comprende il lavoro “American Buffet”, un disco-metraggio pensato all’ America cantato in un finto americano, un’idea che noi abbiamo di questo paese, un grande film che ci accompagna da sempre. Il secondo lavoro è “I passi della cometa”, dove Marco Parente suona Dino Campana, poeta dai versi incorruttibili, e infine questa nuova uscita, “Life”, “quella che viviamo tutti i giorni, nonostante questo sentore di assurdo irrisolto che ci ronza nelle orecchie, che tanto alla fine ci si abitua a tutto pur di continuare a vivere”, proprio come sta succedendo in questi giorni, dove ci stiamo abituando a parole orrende e mascherine sul volto.
Da sempre Marco Parente ci ha abituato al suo approccio punk alla forma disco e alla musica in generale. Dai tempi de “Il rumore dei libri” del 2006, un lavoro performativo realizzato in giro per Firenze, allo speculare “Neve Ridens”, la “Suite Love” di diciassette minuti, piccolo gioiello e suo ultimo lavoro in studio, e “Disco Pubblico” del 2015 suonato solo dal vivo e diventato tangibile grazie alle registrazioni del pubblico, è sempre stata una continua scoperta e novità. Non si contano più le sue tante collaborazioni e i suoi molteplici progetti. Un poeta punk gentile, un artista che non si stanca mai di scoprire e scavare. Sempre con il sorriso sulle labbra.
Mi ha sempre colpito la sua capacità di mettermi in pace con il mondo attraverso una scrittura, sempre precisa, mai banale e soprattutto evocativa, fatta di cose non dette, dove il pensiero può andare libero e perdersi tra mille suggestioni e la sua voce, strumento tra gli strumenti, particolare e sempre riconoscibile. Un cantautore che sa toccare le corde giuste anche quando parla di piccole cose, tutto con lui diventa personale e allo stesso universale. Come quando parla d’amore, nella “Suite Love”, quatto brani che affrontano vari aspetti di un argomento, bello per carità, ma anche ostico e inflazionato. La sua è una rivoluzione gentile, a colpi di grazie. In questo nuovo lavoro, pensato e costruito prima della pandemia che ha cambiato le nostre esistenze Marco ci racconta la vita. Semplice, banale qualche volta, ma pur sempre meravigliosa. È il disco di cui avevamo bisogno, soprattutto adesso mentre aspettiamo i nuovi decreti di Conte, perché è una ventata di freschezza, è positivo e gioioso. Ha suoni che si aprono al mondo, con archi e violini che possono farci compagnia nelle ore di libertà che ci verranno concesse. Marco Parente è una brava persona, come ci racconta “Nella giungla” pezzo che ha fatto da apripista al disco ed è uscito come singolo agli inizi di Ottobre. Ci invita a prendere coscienza di noi, assumerci le nostre responsabilità e a superare, valicare quella linea gialla che fa da confine tra noi e il resto del mondo , tra me e te. Solo così possiamo pensare di ritrovare la via, “il gusto della via” che ci permette di uscire fuori dal bosco.
“Ma quand’è che si ricomincia da capo” si chiede l’artista guardando fuori dal finestrino di un bus, almeno una volta al giorno. Noi ci stiamo provando per davvero e certe parole fanno bene al cuore, al cervello, se solo riuscissimo a sbloccare l’amore davanti a noi, si aprirebbero mari infiniti e potremmo vivere una “Avventura molecolare”. Se solo trovassimo le incantate parole giuste potremmo anche sbagliare e trovare il coraggio di farlo che tanto la “Vita” sbaglia e ci porta sempre a sbagliare. Ma questo è vivere, un miscuglio di situazioni e sensazioni. Cuori aggrovigliati, fili che si ritrovano, proprio quando pensavamo di averli persi. E per farlo dobbiamo lavorare come abili artigiani e ricordarci che non sempre ciò che ci fa stare bene coincide con il piacere di farlo, ma quando arriviamo al nostro desiderio è un tripudio di sensazioni, di voglie, di sentimenti reali che ritroviamo ovunque. La vita è ovunque intorno a noi, fuori al portone, sotto al palazzo, sui treni, e un artista come Marco che definire musicista o cantautore è poco, questo deve saperlo bene, e da attento osservatore si guarda intorno fino a che non viene guardato da una ragazza non vedente e viene messo a nudo, come un libro aperto. Senza pudore ma attento ai particolari. Ritroviamo così la bellezza dove meno sembrava potersi nascondere, nel buio degli occhi di una ragazza che non vede. Quando tutto ciò accade è un’epifania, una meraviglia svelata, o forse no. Alla fine è soltanto Vita, Life. E allora “è inutile fuggire con gli occhi se non sai dove andare”.
Antonio Conte
https://www.facebook.com/MarcoParente
https://www.instagram.com/marc0parente/?hl=it