“Donne di altre dimensioni” di Radu Sergiu Ruba
“ogni emozione autentica obbliga al cromatismo”
Avete mai pensato a come potrebbe essere la vostra vita senza vedere, senza il dono della vista, degli occhi, dello sguardo ? Ne accusereste la mancanza? Vi sentireste menomati, manchevoli di qualcosa e quindi di conseguenza vittime delle circostanze o al contrario vi concentrereste ancora di più su tutto ciò che vi circonda prestando attenzioni ai particolari e scoprendo la bellezza dove prima arrivavano solo gli occhi? Questa è la storia di un uomo, un letterato, un professore, un umanista che all’età di undici anni ha perso la vista .
“L’uomo può perdere la vista ma non la memoria del visibile, può sparire la funzione dell’occhio ma mai il ricordo della luce percepita con la vista” .
E se vi trovaste a scrivere le vostre memorie, la vostra vita, e qualcuno leggendo il racconto troverebbe differenza o a maggior ragione sarebbe attratto dalla vostra rappresentazione dei colori e delle mille sfumature che vi circondano?
Radu Sergiu Ruba in “Donne di altre dimensioni” (Marietti 1820, 2019, pp 296. euro 24) ci racconta tutto questo, di come ha perso la vista, ci racconta della differenza tra gli uomini e le loro esperienze ordinarie di vita, dei loro sguardi verso le donne appariscenti, femmine che spogliano con lo sguardo e, ancora, la sua visione della donna; ci racconta dei suoi amori, del primo, quello bello e innocente, di quando da ragazzino tutto è puro, di un bacio rubato a sette anni, un ricordo prezioso, di quelli che valgono una vita intera e dell’ultimo amore, di come tutto è riconducibile per lui alle sensazioni che aveva da bambino prima di perdere la vista. Di come tutti i bambini sono i bambini che ha conosciuto nell’infanzia e di come tutte le donne sono meravigliose. Perché parlano, ridono, bisbigliano, sorridono e hanno il coraggio di essere meravigliose.
Con il racconto di una vita, anzi di tante vite quante sono le donne della sua famiglia, gli amici che ha conosciuto, i parenti e i conoscenti, ci porta in giro per il mondo partendo dalla sua Romania, dalla Transilvania, da uno Stato comunista. Come in un gioco di scatole cinesi ci racconta mille storie che si intrecciano con la storia del mondo, avventure di lupi mannari e maghi, diavoli e immigrati. Da Bucarest a Chicago la strada è lunga ma viaggiando in terza classe non ci sembrerà così male. È il racconto del mondo, della Storia, quella con la S maiuscola, vista attraverso gli occhi dell’autore, uno scrittore cieco come lui stesso ci racconta all’inizio di questo romanzo. È la storia del comunismo, di una Germania spaccata in due, ci sono i racconti delle due grandi guerre, la memoria di Auschwitz e la fine di Ceausescu, la nascita della fortuna americana, vista con gli occhi dei lavoratori immigrati.
Quella che sembra essere la biografia di un uomo solo diventa così un’opera collettiva dove troviamo una galleria di personaggi che attraversano più di un secolo di storia. Sono i racconti delle nonne quelli che arrivano a noi filtrati dallo sguardo di un uomo attento e dalla vasta cultura che chiede costantemente aiuto a poeti e romanzieri di altri tempi e luoghi per raccontarci la sua storia e quella di un popolo intero, il nostro, quello di tutti . Un racconto universale che, se letto con dedizione e cura, ci può portare ad aprire i nostri cassetti della memoria e a riscoprire le storie dei nostri antenati, degli amici di famiglia, a trovare il nostro lieto fine, sempre e comunque, nonostante tutto. Ad aprire i nostri occhi.
Antonio Conte