“Domani” è il disco d’esordio di Tōru
Tōru è il nome d’arte del giovane cantautore toscano Elia Vitarelli, già attivo musicalmente nella band “Fiori di Hiroshima” con i quali pubblicò l’album “Horror Reality” nel 2017. Dopodiché l’artista ha deciso di intraprendere una carriera solista, adottando il nome d’arte Tōru in omaggio al romanzo bestseller di Murakami Haruki “Norwegian Wood – Tokyo Blues”. Il disco “Domani” uscito da poco per Pulp Dischi, venne composto tra il 2017 e il 2018, co-prodotto e registrato da Nicola Baronti nello studio “La Tana del Bianconiglio” di Peccioli (Pi) con una band di 3 elementi che accompagneranno Tōru nei concerti live. Ma veniamo al disco “Domani”, che contiene 10 brani inediti, di stampo prettamente acustico con contaminazioni elettroniche, in cui Tōru fa risaltare dei testi intimi, storie, sentimenti, con il suo timbro limpido e diretto.
Il disco si apre con “Soli”, uscito anche come primo singolo, a mio parere uno dei pezzi più belli del disco, che parte piano per poi aprirsi: “tu spiegami cos’è, tu spiegami chi è che ci fa sentire soli e non più liberi”.
“Rimini” è un lento che parla e della voglia di andare via, ma anche la richiesta all’amore di resistere nonostante tutto; nella parte musicale è presente anche una parte elettronica che riproduce il verso dei gabbiani: “credimi, non è certo colpa tua, è solo che vedi questo sono io deluso ed immobile a respirare con fatica mentre l’aria è già finita”
“Lady Paranoia” è una canzone che vuole ironizzare sulla paranoia, a partire dal titolo, considerandola una signora e con il pianoforte che incalza in stile filastrocca per sdrammatizzare e arrivare in modo divertente e non solo diretto a chi ascolta “come si fa a liberarsi da un sogno che un incubo è già”.
“A testa bassa” è una brano acustico rivolto a un amore che non c’è più, musicalmente impreziosito degli archi “adesso domani è come ieri, con gli stessi tuoi pensieri”
“Stanza”, il secondo singolo tratto dall’album è un brano che parla d’amore, con una voce effettata e atmosfere elettroniche che si amplificano gradualmente: “portami lontano, fammi scomparire, in questa stanza tra queste mura senza aver più niente da dire”.
“Rebus” è un brano interessante in cui si sentono in sottofondo per gran parte della durata, dei rumori esterni, come il suono di un cellulare, tanto che sembra sia un’esecuzione registrata dal vivo: “a volte è essenziale che sia così semplice poter galleggiare in aria senza regole”.
“L’aquilone” è una storia, quella del legame giocoso tra un bambino e l’aquilone, che a un certo punto prende il volo “ed io che non so volermi spiegare mi perdo con lui nel vento sopra il filo del mare”
“Il vento” è un lento che parte un riff in sottofondo che rimane in testa, presente, con gli archi, anche la citazione di “Lullaby” dei The Cure, perfetta per l’atmosfera suscitata dal pezzo.
“Nello spazio” racconta l’incontro fantastico tra l’artista e un alieno e il desiderio di poter andare via con lui “e tu, creatura strana, tendimi la mano e portami via con te”.
“Domani” chiude il disco, un brano breve, acustico, delicato in cui la voce di Tōru si armonizza nei versi del testo “ogni fine è sempre un inizio e domani toccherà a te”.
Nel complesso, un bel disco d’esordio, Tōru ha indubbiamente delle cose interessanti da dire e da parte nostra, sentiamo che potrebbe anche osare di più, intanto attendiamo di vederlo presto dal vivo.
Roberta Usardi