“Dizionario acquatico felliniano” di Massimo Baroni
“A me il mare m’attira, sento una voce, fin da bambino”
Da un’attenta lettura dei film di Federico Fellini, Massimo Baroni si sofferma su un elemento ricorrente – dai primi lavori fino agli ultimi – che non è mai stato studiato, né messo in evidenza, l’acqua, e ne propone un’analisi approfondita nel suo volume “Dizionario acquatico felliniano” (Oligo, 2023, pp. 240, euro 18).
L’acqua è presente (e onnipresente) innumerevoli volte sia fisicamente sia attraverso riferimenti e soluzioni, “rappresentando la vitalità o l’inconscio, la gioia o l’angoscia del futuro, il bacino fecondo dal quale scaturiscono visioni oppure una sorta di lugubre trama sottile che si posa sulle cose e sulle persone”. È “una grande e infaticabile liquida presenza quella che invade i primi film del regista, sia i lungometraggi, da Luci del varietà fino a La dolce vita, che i mediometraggi, come Un’agenzia matrimoniale e Le tentazioni del dottor Antonio”.
L’interrogativo di Massimo Baroni è se Fellini avesse fino in fondo la consapevolezza di questa presenza costante nelle sue opere o se l’inserimento di questo elemento nasceva direttamente dal suo inconscio, come un “elemento vivo che scava storie, intrecci relazioni di cui non siamo consapevoli”. Dunque la sua analisi – tenendo a mente anche la figura di Carl Gustav Jung, fondamentale nella stesura cinematografica del regista – parte da un insieme di situazioni presenti nei vari film in grado di portare in luce nuovi significati o riferimenti diretti (pensiamo subito alle fontane, al mare, ai fiumi…) o indiretti e l’evoluzione degli stessi all’interno della filmografia felliniana.
Marianna Zito