“Ditegli sempre di sì” di Eduardo De Filippo al Teatro Auditorium Unical
È andata in scena nei giorni 3 e 4 dicembre – al Teatro Auditorium dell’Unical – una delle più felici commedie del repertorio eduardiano – “Ditegli sempre di sì” – commedia in due atti scritta da Eduardo De Filippo nel 1927 – regia di Roberto Andò.
Il protagonista di questa storia è Michele Murri, egregiamente interpretato da Gianfelice Imparato. Michele è appena rientrato a casa dopo un lungo periodo di manicomio. Ad aspettarlo c’è la sorella Teresa, anche qui un’eccellente interpretazione di Carolina Rosi. Teresa, sperando in una completa guarigione del fratello, ha ben nascosto dove ha trascorso l’ultimo anno Michele, fingendolo in giro per affari. Michele grazie alla fiducia di un buon medico, torna a casa, ma non è guarito affatto. Anzi, nel periodo del ricovero si sono consolidate in lui le manie tipiche del disagio mentale: un aggrapparsi alla realtà per così com’è, una ricerca del vero per così come appare, al punto da riuscire a comprendere le parole solo in modo letterale, escludendo del tutto la pur minima metafora.
Michele eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo.
Da qui il nascere di ogni sorta di equivoco che trasporta il pubblico in un’atmosfera tragicomica che, battuta dopo battuta, dà ritmo alla commedia. La metodicità alla quale è stato rieducato in manicomio, si scontra con una realtà che fa i conti con la propria intrinseca follia… e Michele non sembra più folle di tutti gli altri personaggi che gli girano intorno e che lo confondono sempre più con vicende di vita al limite della ragionevolezza. Incapace di contenere tanta incoerenza, vediamo crescere in scena il disagio di Michele, che sfocia nel dramma finale, quasi a un passo dalla tragedia. Michele prende di mira il poeta Luigi Strada, il bravissimo Edoardo Sorgente. Tra equivoci e malintesi, è lui a essere additato da tutti come pazzo. E della pazzia di Luigi se ne convince anche Michele, che tenta di tagliargli la testa convinto che sia il solo modo per estirpargli il male che lo possiede. L’equivoco si chiarisce appena in tempo, a sfatare la tragedia è Teresa che finalmente confessa la verità a tutti: Michele è pazzo.
Ogni cosa torna al proprio posto: i matti sono matti e i savi… Tra ilarità e profonde riflessioni ci si interroga sul confine tra la follia e la realtà cosiddetta sana, sulla capacità di una società di accogliere e far sentire a proprio agio anche chi è diverso. Il pubblico entusiasta non ha risparmiato applausi che sono scoppiati intrattenibili anche a scena aperta e il Tau ha ancora una volta confermato la qualità delle proprie proposte, portato in scena un capolavoro assoluto.
Letizia Chippari