“Disprezzo della donna”: Il futurismo della specie di e con Frosini-Timpano al Pim Off di Milano
“Noi vogliamo glorificare la guerra, sola igiene del mondo, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.”
Filippo Tommaso. Marinetti (Punto 9 del Primo Manifesto del Futurismo, 1909)
Da questo intento e dai testi e manifesti dello stesso Marinetti, la cui incendiaria presenza aleggia in sottofondo sulla scena sin dall’inizio (“Marineeeetttiii, Marineeetti…”), e di tanti altri autori e autrici del Futurismo italiano (Maria D’Arezzo, Enrica Piubellini, Volt, De Pero e tanti altri) nasce il nuovo spettacolo della futuristica, o meglio ancora visionaria coppia artistica Frosini-Timpano. Le premesse di partenza del loro lavoro sono quelle che contraddistinguono tutti i loro spettacoli: un attento e scrupoloso lavoro di ricerca e spesso di scoperta di testi dimenticati (passato); la loro riproposizione in forma originale e libera da pregiudizi o “pistolotti moralistici” (presente); l’intuizione, e anche in ciò la capacità visionaria, di intuirne le potenzialità nell’anticipare ciò che ci aspetta (futuro). Ci stupisce e affascina, ogni volta, questa loro peculiare capacità di essere in qualche modo “dentro e fuori dal tempo”, e il loro sottile e sovversivo modo di insinuare nello spettatore, attraverso i loro spettacoli, dubbi e riflessioni.
Detto questo, Teatro è mostrare, non dimostrare, e “Disprezzo della donna” non fa eccezione. Nonostante oggi le apologie trovino sempre maggior spazio, non siamo perciò affatto di fronte a un’apologia del Futurismo ma alla rappresentazione di una contraddizione “rivoluzionar-reazionaria” che, esplosa oltre un secolo fa, ci sembra allo stesso tempo lontana e inquietantemente familiare o peggio contemporanea.
In uno dei suoi noti “decaloghi” citati nello spettacolo, Marinetti ad esempio dice:
1.Divinità dell’Italia
2. i Romani antichi hanno superato tutti i popoli della Terra: l’Italiano oggi è insuperabile
3. (omissis)
4. L’ultimo degli Italiani vale almeno mille forestieri
5. La lingua italiana è la più bella del mondo
6. I prodotti italiani sono i migliori del Mondo
7. I paesaggi italiani sono i più belli del Mondo. Per comprendere la bellezza di un paesaggio italiano occorrono occhi italiani, cioè occhi geniali.
8. L’Italia ha tutti i diritti poiché mantiene e manterrà il monopolio assoluto del genio creatore.
9. Tutto ciò che è stato inventato è stato inventato da Italiani.
10. Perciò ogni forestiero deve entrare in Italia religiosamente.
Rispetto alle sua prima rappresentazione in forma di “studio”, alla quale insieme a pochi altri abbiamo avuto la fortuna di assistere tempo fa e che già ci aveva assai positivamente impressionato, lo spettacolo è ulteriormente cresciuto, fino ad assumere una forma in cui tutto si fonde fino a rappresentare una sorta di installazione in cui le parole e i suoni “prendono corpo” e i corpi degli attori “prendono suono”. Contenuto e (è) forma, e viceversa. La sensazione, per lo spettatore, è di partecipare più che a uno spettacolo teatrale a un’Opera totale: Sinfonica, ma anche Rock, anzi prevalentemente Jazz, insomma un’immersione stupefacente in asimmetriche simmetrie e ripetizioni imprevedibili che stordisce e conquista.
In fuseaux fucsia e canottiera ginnica, Elvira Frosini e Daniele Timpano si dimostrano ancora una volta degli autentici “fuoriclasse”: cellule intellettuali rivoluzionarie (solo in questo senso “futuriste”) le cui creazioni sfuggono a qualsiasi tentativo di classificazione e che ci fanno guardare con ottimismo al Futuro, più che al futurismo, se non della nostra specie almeno del nostro Teatro.
“Il migliore del Mondo”, direbbe Marinetti…
A.B.
Fotografia di Francesco Tassara