“Dies Illa”: la Sardegna di Leila Baiardo
“Le notti d’estate, da ogni parte del paese e dintorni, arrivano nelle case rumori assordanti di musica da ballo e canzoni. A volumi folli. È il lato indifendibile del progresso. L’equità, a volte, non controlla le sue elargizioni. E neppure i carabinieri le controllano. È la morte del pensiero. Dei sogni autonomi. Dell’attesa. Della speranza. Della scoperta. Qualcuno protesta, qualcuno si rassegna.”
In un paesino in provincia di Sassari, Castelsardo, vive la famiglia Genovesi, guidata da Enea, medico condotto di campagna che persegue la sua professione con metodi un po’ arcaici e spesso con rimedi naturali, tralasciando malattie come quelle dello spirito. Le figlie Ela e Mirice vivono la loro adolescenza proprio durante il passaggio che vede protagonista la Sardegna, da una fase di paradiso incontaminato a quella di assalto incontrollato. Il loro rispetto per le gerarchie, per la natura, per i sentimenti è controcorrente a quello che i loro coetanei, provenienti dal continente portano nel loro bagaglio. Romantico e travolgente il primo amore di Mira, platonico e pudico quello di Ela, in linea con quello che è il loro carattere. Il romanzo narra di luoghi incantevoli, che convivono con le sane tradizioni tramandate da generazioni, vi è illustrato il vero senso di educazione e rispetto, che dovrebbe essere alla base di ogni rapporto umano, tanto che anche i momenti d’ira descritti non decadono da una sorta di aplomb mistico.
“Signora e distinta era infatti Beatrice Genovesi, che lavorava a uncinetto seduta sulla sua poltrona Frau civettando con studiata malinconia col passare della propria giovinezza.”
È un piccolo mondo antico, quello narrato, dove non mancano i pizzi, i mobili antichi e massicci, le tende ed i giardini all’italiana, il sottofondo della musica classica e l’ingresso e, allo stesso tempo, l’uscita di scena in punta di piedi e sussurrando discretamente, dei personaggi descritti. Il sentimento più forte è la desolazione e dall’altra parte, l’amore. Le stesse stravaganze sono discrete.
“Il vento è bello e brutto, benefico e maligno. Dipende da come tu stai e dal pane che hai. Dipende dalle fantasie che gli puoi affidare. Il Maestrale di chi non possiede niente non è il Maestrale di chi possiede tutto, anche se alle due porte picchia con la stessa prepotenza. Ma se una porta resiste un’altra cade in pezzi.”
Mai nessuna metonimia è stata più calzante nella definizione della condizione umana, nella descrizione delle differenze sociali. “Dies Illa” di Leila Baiardo (Le Commari Edizioni, 2021, pp. 195, euro 18) è il racconto della trasmigrazione dell’essenza sarda verso il progresso, i soldi e la fine del silenzio.
Marisa Padula