Di Roma, di profumi, di baci e altro ancora
“Roma è il posto della mia solitudine e dei miei amori affondati per falle funeste”
Uno di quei libri che vorresti non finissero mai. “Stradario aggiornato di tutti i miei baci” (Ponte alle grazie, 2021, pp. 684, euro 19.80, copertina di Milan Balog) è un capolavoro. Daniela Ranieri ha scritto quasi settecento pagine da ingoiare, osservare, sottolineare, annusare senza reticenze o via di scampo. Ognuna racconta la vita, quella della protagonista e la nostra, gli attimi che dimentichiamo e quei pensieri che passano e che non affrontiamo e nemmeno afferriamo. Invece Daniela Ranieri li afferra e blocca anche le immagini in uno spazio tempo indefinito, che è sempre il suo ma anche il nostro. E restiamo lì incollati e increduli a divorare una vita e la nostra, di vita. Sono gli amori andati “a male” quelli che ci lacerano, ci rendono insicuri e non ci permettono di danzare sul mondo. Sono quegli amori apparentemente; ma probabilmente è la morte prematura di un padre l’alone che la sporca quella vita e a cui difficilmente si trova una risposta, domani meno di ieri. Arrivano in aiuto i profumi che ci distinguono e innalzano, e arriva in aiuto la letteratura che tutto ha detto e di cui tutto ancora ripetiamo.
“Il profumo è contiguo alla poesia: cerca e scova corrispondenze inaudite tra le cose, e queste corrispondenze, trovate come gemme nella polvere, rinnovano ogni anima nella grazia”.
E poi i baci. Quei baci sbagliati, giusti, veri, finti, da sogno. Ed ecco uno stradario che li unisce, o ancora meglio una costellazione che ne segna un andirivieni parsimonioso, metodico, intriso di odori e sapori da Roma alla Sicilia e viceversa. Parentesi su parentesi, punti su punti: tutto spiega, ricuce e scuce, compone per riscomporre subito dopo, riflettendo e analizzando. E la scrittura scorre e le pagine girano prima velocemente e poi piano, ad assaporare ogni parola, per non perdere nulla, per specchiarci sull’inchiostro e ritrovarci uguali a prima, in questo “universo che ci abbandona in tutte le direzioni”. Ci sono domande, tante, e forse anche risposte che perlopiù si affacciano sul bordo di un precipizio senza senso alcuno. E allora di nuovo domande. Per fare la volontà nostra o di qualcun altro. Ma quale volontà se voltandoci indietro troviamo guerre, devastazioni e pandemie?
Ansie e paure, coincidenze, piccoli incidenti di gesti metodici, quelle “notti che sanno di liquirizia”, quelle facce “inghiottite nel posto dietro i miei occhi in cui non ricordo più, da cui non attingo più nulla”, l’inefficienza sanitaria, il cibo che ingurgitiamo, le prassi che seguiamo per risultare piacenti, le strade di Roma. Inciamperete in tutte queste cose, e non solo. Vi si riverseranno contro con una genialità precisa, inattesa, magnifica.
“…forse non dobbiamo piegare un bel niente: forse la gioia più grande consiste nell’arrendersi”, forse è questa la risposta o forse davvero una risposta, alla vita, non esiste.
Marianna Zito