DESIDERIO – Le poesie di Frank Bidart
“We fill pre-existing forms and when we fill them we change them and are changed”
Una poesia estrema, quella di Frank Bidart, scritta e letta come un treno che attraversa velocemente la vita, senza guardarsi attorno, lasciandosi dietro un’enfasi di profumo.
Aggrappandosi a elementi esterni Bidart comincia un excursus interiore di ricerca e autenticità del sogno e della libertà. Una libertà che però non implica possibilità di salvezza, soprattutto perché legata a un qualcosa di autentico ma mai del tutto reale e che raramente corrisponde alla verità, date le fonti di ispirazioni molteplici e differenti. Da qui nasce Desire – DESIDERIO (edito da TLON, nella collana poetica Controcielo e nella traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan) – ed è proprio quel desiderio che ricerca questa visione autentica ma che resta placidamente ancorato al ritorno delle nostre ombre interiori, tradendo l’anima stessa e declinando ogni salvezza possibile: arrivare alle stelle con una retrocessione dell’Io verso l’inconscio, dove si scontrano tutti i moti dell’animo. Potrebbe essere, come si denota da alcuni versi della raccolta, anche un desiderio correlato all’atto sessuale legato spesso a un appagamento interiore, un riempire ciò che esiste per modificarlo e al contempo cambiare noi stessi, senza renderci finti. Diventa un ricercarsi nel presente, nelle parole delle sue poesie col timore – quasi l’orrore – che sostituiscano ciò che è stato, il passato, mai completo e mai del tutto ricordato, con dei margini di vuoto nella memoria sempre presenti.
“Certain what you have reachead is not shore you
shall disappear in that which produced you”
In questa raccolta poetica notiamo subito una struttura metrica decisamente personalizzata e con tratti caratterizzanti: parole in maiuscolo sparse con criterio, frasi in corsivo o la presenza di intermezzi, ritornelli che – come musica leggera – oltrepassano le parole, possiamo leggerli o meno, come accade ad esempio in As the Eye to the Sun, i versi che aprono la raccolta.
Bidart – attraverso “forme preesistenti e attraverso gli altri – parla di sé, in una continua ricerca dell’altro (oltre ad amici e familiari troviamo Catullo, Borges, Tacito, Joe Brainard, Max Frisch). In Love Incarnate, ad esempio, riscrive il primo sonetto della Vita Nuova di Dante, senza distorsioni che lo allontanino dalla natura originale dantesca. In queste poesie, realtà e invenzione sua o di altri si intrecciano per dar vita a una forma d’arte artificiosa e illusoria che nasce da riflessioni sulla condizione umana – conflitti familiari, sociali, religiosi il più delle volte legati all’omofobia, all’omosessualità o all’AIDS (“wound delivered early”) – e dalla profonda esplorazione delle colpe individuali.
Il lunghissimo e ultimo testo poetico di Desire The Second Hour of the Night attraverso la narrazione del mito di Mirra, tratto dal X libro delle Metamorfosi, segue la linea di Ovidio abbellendola fino a renderla quasi nuova, attraverso un lirismo tradizionale che porta a meditare – grazie al canto di Orfeo – ora sul desiderio d’amore di Ophelia ora sul desiderio di morte di Euridice.
Andiamo a fondo con Bidart e poi subito dopo ci ritroviamo in superficie, alla ricerca di aria. Ci uccide, ci scrolla e ci rianima, ridestandoci davanti alla meravigliosa visione del desiderio.
Marianna Zito