“Dedalo e Icaro”: nel labirinto di chi non può volare
Il labirinto più intricato è quello senza muri: è il deserto.
(Rinaldo Caddeo)
È in un deserto tra terra e cielo che tutti noi viviamo; ed è in un labirinto senza muri, quello dell’”autismo” (termine generico di uso comune che in realtà si sottodifferenzia in tipologie e varianti molto diverse, complesse e per molti versi ancora misteriose), che Giacomo, un ragazzo interpretato da uno straordinario e commovente Giacomo Ferraù vive e, in qualche modo, costringe a vivere chi gli sta vicino; a cominciare dal padre: coraggioso e disperato, a tratti iracondo ma anche comprensivo, rassegnato ma motivato a dare a questo figlio le ali di cui avrà bisogno, soprattutto quando i genitori non ci saranno più e dovrà essere capace, per continuare vivere “oltre loro”, di volare da solo. Accanto a lui la madre Giulia (Giulia Viana), che tra fughe e ritorni non può abbandonarlo, e soprattutto il fratello Libero (Libero Stelluti), vittima collaterale di una situazione che lo grava di una responsabilità, quella di sostenere “per sempre” Giacomo per un futuro indefinito, troppo grande da sopportare. Tutto, compresa la sua stessa esistenza e quella dei suoi familiari, ruota inevitabilmente intorno a una creatura che appartiene e vive in un’altra dimensione, che a volte appare come un buco nero nel quale ogni parola, ogni gesto proveniente dall’esterno vengono ineluttabilmente risucchiati ma che altre, inaspettatamente, ci restituisce segnali remoti, difficili o più spesso impossibili da codificare, che sembrano provenire dallo Spazio più profondo.
È forse proprio da lì, dallo Spazio, che Giacomo proviene, come nella favola che i genitori gli raccontano per tranquillizzarlo durante le sue crisi, ed è forse lì che si rifugia per sfuggire a un mondo che gli è alieno. Non è facile affrontare con la giusta misura, senza abbandonarsi a interpretazioni semplicistiche che in casi estremi e per quanto animate da sincere buone intenzioni rischiano di sfociare in rappresentazioni macchiettistiche, un mondo sfaccettato e complesso come quello dell’autismo, un disturbo cognitivo e allo stesso tempo, purtroppo, un fenomeno che coinvolge, direttamente o indirettamente, sempre più persone e, di conseguenza, sempre più famiglie.
La drammaturgia di Tindaro Granata e la regia di “Eco di fondo”, di cui fortissima si sente l’impronta, riescono nell’impresa: insieme a Giacomo ci perdiamo e, commuovendoci un po’, guardiamo in alto, dritti verso il cielo.
“Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.”
LEONARDO DA VINCI
In scena al Teatro Elfo Puccini di Milano dal 20 novembre all’8 dicembre 2024.
A.B
Foto di copertina di Gloria Ferlito