Debutto nazionale per “La camera azzurra” di Georges Simenon al Teatro Carcano di Milano
Debutto nazionale al Teatro Carcano di Milano con l’adattamento teatrale di Letizia Russo del romanzo di Georges Simenon “La camera azzurra” per la regia di Serena Sinigaglia.
Una scenografia potente, firmata da Maria Spazzi abbinata a un perfetto disegno luci di Alessandro Verazzi si apre al pubblico all’inizio dello spettacolo. Siamo nella camera azzurra, irregolare, asimmetrica, in pendenza, uno spazio che già dice molto e mette subito in chiaro il mancato equilibrio della vicenda. Azzurra la luce e e la camera, azzurri i costumi di Erika Carretta per Tony, Andrée e Giselle, l’unico a differenziarsi è il giudice, quasi un “intruso” di tutta la storia che ossessivamente ripercorre.
Tutti e quattro i personaggi sono in scena da subito fino alla fine, ognuno nel suo spazio, ma sempre in disequilibrio, il focus di partenza è da quel fantomatico 2 agosto in cui Tony Falcone incontra clandestinamente nell’albergo del fratello, la spudorata Andrée; una relazione adulterina per entrambi, infuocata di passione, iniziata undici mesi prima. Andrée è sposata con Nicolas e Tony con Giselle; Tony e Andrée si conoscono da quando erano bambini, ma solamente da adulti e solamente quando entrambi hanno già scelto il compagno di vita, si trovano attratti irresistibilmente in un vortice di passione animale che li possiede il giovedì, di nascosto, per un paio d’ore. Quel 2 agosto accade qualcosa che cambierà le sorti di entrambi, quando Tony, con noncuranza, risponde affermativamente ad Andrée a due domande “Ti piacerebbe passare con me il resto della tua vita?” e “Se io mi ritrovassi libera… faresti in modo di renderti libero anche tu?”. La storia è un flashback che parte quando ormai tutto si è compiuto e scandito dalle domande del giudice: Tony, interrogato in merito a quel 2 agosto, riconosce la propria debolezza e superficialità nelle risposte date all’amante, avendo davanti a sè l’immagine sensualissima di Andrée nuda sul letto che con tono provocante pone quelle pericolosissime domande.
“Le cose accadono e basta, non c’è niente da capire.”
Tony è un uomo confuso che si è lasciato trasportare nell’oasi di piacere appagante che Andrée sola è stata in grado di offrirgli e da cui è inghiottito, ma si sente legato anche alla moglie Giselle e alla figlia Marianne, anche se non ricorda il motivo per il quale si è sposato e non sa capire a fondo i sentimenti verso la moglie nè quelli verso Andrée. Un gioco di luci e ombre, prospettive che si accavallano non solo all’esterno, ma anche all’interno dell’animo di Tony.
“Il tempo è la lama della giustizia.”
Simenon, così come la messa in scena teatrale, gioca sulle relazioni, sulla difficoltà di comunicazione, sull’apparenza e la realtà dei sentimenti. Gli attori in scena mantengono per la maggior parte dello spettacolo una tensione e una temperatura molto alta: Tony Falcone, interpretato da Fabio Troiano, è un uomo confuso e incapace di chiarire a se stesso quello che vuole e quello che sente, vorrebbe agire, ma rimane bloccato. Andrée, interpretata da Irene Ferri, è una donna sanguigna e senza filtri, decisa e senza paura fino alla fine. La dolce Giselle, interpretata da Giulia Maulucci, è l’unico personaggio in equilibrio, è una donna che ama e accetta il marito così com’è, rimane sullo sfondo seduta a lavorare a maglia, è una donna di casa, pratica che manca della componente altamente erotica di Andrèe; infine Mattia Fabris, nei panni del giudice, tiene sempre tesa l’atmosfera, ripercorre più e più volte gli eventi alla disperata ricerca delle motivazioni della condanna di Tony, senza darsi pace, per questo lo interroga strenuamente trovando in lui, forse, un alter ego a cui aggrapparsi per la sua storia personale.
“Tu hai creduto alle sue parole e non alle sue lacrime.”
Novanta minuti sul filo di un rasoio, uno spettacolo forte in cui non mancano anche momenti ironici, ma che solo per poco quietano un clima di tempesta.
In scena al Teatro Carcano di Milano fino al 27 ottobre.
Roberta Usardi
Fotografia di Laila Pozzo