Debutto nazionale per “Gioventù senza” al Teatro Filodrammatici di Milano
“Gioventù senza” è il titolo dello spettacolo al debutto nazionale dal 14 al 24 novembre al Teatro Filodrammatici di Milano, un titolo che lascia spazio a una parola che manca, che era però presente nel testo di riferimento di Ödön von Horvåt “Gioventù senza Dio”, riadattato dalla mano arguta e sapiente di Bruno Fornasari.
Un’ottima partenza per ciò che il pubblico andrà a vedere e su quello che lo porterà a riflettere; all’entrata in sala la scena è già aperta e una classe è ben schierata, guardinga, sul palco, e sta aspettando l’artivo del Professore (volutamente con la P maiuscola). Siamo nel 1934, ma viene subito precisato che “i fatti sono tutti parte dell’immaginario collettivo”, quindi l’anno è solo un riferimento temporale che potrebbe appartenere anche ad altre epoche, come anche quella del presente di oggi. Si parla di generazioni, di quella gioventù cresciuta in una società in cui vige la discriminazione razziale, nel momento storico in cui Adolf Hitler è diventato cancelliere del Reich e ha acquisito sia il potere legislativo sia quello esecutivo, un periodo in cui i professori hanno il compito di preparare gli alunni alla guerra. Ci si interroga sulla presenza ed esistenza di Dio nella vita, si ha timore anche solo di pronunciare la parola “Dio”, così si affronta il tema in modo molto cauto e quasi proibito, marginale, considernado che “la chiesa si schiera sempre dalla parte dei ricchi” perché “solo lo stato è voluto da Dio, il suo ordinamento no”.
Una difficile impresa quella di educare i giovani, lo scontro generazionale con gli adulti è molto marcato ed è palese nel rapporto che il Professore (Tommaso Amadio) intrattiene con i ragazzi di cui dovrebbe essere la guida. La sua classe non ha un’identità precisa, ogni studente viene chiamato con l’iniziale del suo cognome, tenuto distante, fino a quando non accade qualcosa che scombussola la situazione rendendo il professore confuso e indeciso su come agire mentre attorno a sè emerge, in modo sempre più pressante, la domanda “che ruolo ha Dio nella vita?” perché “nessuno si preoccupa più di Dio, fanno tutti come se non esistesse”.
Uno spettacolo forte e ben riuscito, con bellissime scene corali da parte dei talentuosi neo diplomati all’Accademia dei Filodrammatici; la regia di Emiliano Bronzino funziona, scandisce un ritmo ben preciso ed è sempre dinamica per un testo che arriva diretto allo spettatore. Armoniosi e d’effetto i momenti musicali e coreografici, curati da Marta Belloni. Cento minuti che tengono in tensione lo spettatore fino alla fine, in un’oscillazione che fa emergere riflessioni e interrogativi rilevanti anche per il nostro tempo. Non manca l’ironia, non mancano gli scontri e la difficoltà di comunicazione delle due generazioni a contatto: quella del professore, di cui viene specificata l’età, 34 anni, e quella degli studenti, di 14 anni, in un momento di crescita delicato e allo sbaraglio, pieno di impulsività e di energia. Uno spettacolo importante, davedere.
“Dio abita dovunque non sia stato dimenticato.”
In scena al Teatro Filodrammatici di Milano fino al 24 novembre.
“Gioventù senza” di Bruno Fornasari, tratto da “Gioventù senza Dio” di Ödön von Horvåt, con Tommaso Amadio e in o.a. Chiara Alonzo, Diana Bettola, Pietro De Nova, Giulia Di Sacco, Marco Fragnelli, Francesca Macci, Iacopo Modesto, Marcos Piacentini, Martina Sacheli, Lapo Sintoni, regia di Emiliano Bronzino, coro e movimenti Marta Belloni, scene e costumi Erika Carretta, disegno luci Fabrizio Visconti, assistenti alla regia Eugenio Fea, Maria José Revert
Roberta Usardi