Dalla Romagna arrivano i Valvolize e il loro primo singolo “Non spegnere la musica” – L’intervista
“Non spegnere la musica”: è questo il titolo del singolo d’esordio del duo romagnolo Valvolize, composto dai polistrumentisti Denny Di Ponio (batteria) e Marcello Coccia Casadei (voce). La loro musica si addentra nell’elettropop in lingua italiana per poi espandersi verso l’elettronica e altri generi musicali. Conosciamoli un po’ meglio.
Innanzitutto, quando vi siete incontrati e quanto tempo è passato da quel momento a quando avete deciso di formare i Valvolize?
La collaborazione tra di noi è nata nei primi mesi del 2019, iniziando a lavorare su dei brani che Denny aveva prodotto nel suo studio e che aveva deciso di pubblicare. Ci incontrammo, ne parlammo e iniziammo il percorso. Solo due anni dopo, ad inizio 2021, è maturata in noi l’idea di dare un seguito a questa collaborazione creando un gruppo. Abbiamo deciso così di metterci in gioco.
“Non spegnere la musica” riflette come avete passato il 2020?
In realtà la motivazione dietro alla creazione del brano inizialmente fu diversa. Volevamo parlare del sentimento che lega due persone e che inesorabilmente con il passare del tempo, purtroppo, lascia spazio molte volte ad un’abitudine che rovina la “musica”, quel sentire intuitivo che si era creato tra i due individui. Con l’avvento della pandemia ha ovviamente in parte assunto anche il significato di poter rilanciare la ripartenza delle attività artistiche, sportive oppure di qualsiasi cosa tramite la quale la musica possa non spegnersi, intesa come passione, ardore, sentimenti forti.
Secondo voi è davvero possibile “spegnere la musica”?
Essendo musicisti ci viene impossibile pensarlo, nell’ultimo anno non abbiamo fatto altro che rafforzare il nostro pensiero, consci del fatto che non vediamo davvero l’ora di poter salire su un palco per poter fare quello che ci piace di più, ossia condividere tramite la nostra passione ciò che sentiamo dentro. Quello che il covid ha lasciato di “positivo”è la voglia di ripartire e focalizzare ancora di più la nostra attenzione sull’obiettivo primario: divertirsi tramite la musica, alimentare la scintilla, quella non potrà mai spegnersi.
Quale una canzone non riuscireste mai a spegnere?
Per quanto riguarda me (Marcello), ti direi “Heavydirtysoul” dei Twenty One Pilots, Denny invece non spegnerebbe mai “Demon Days” dei Gorillaz, intendo proprio l’intero album.
Qual è il vostro prossimo passo, farete uscire altri singoli o state lavorando a un disco?
Puntiamo ovviamente alla creazione di un album entro l’anno prossimo, è quello che vogliamo più di tutto. Uscirà sicuramente qualcosa nel frattempo, abbiamo tanto materiale su cui abbiamo lavorato e altrettanto su cui dobbiamo ancora lavorare.
Quali sono le vostre influenze sonore?
Denny adora il blues, l’elettronica, ma anche il rock degli anni 70 e 80. Pure il reggae gli piace molto, è un ragazzo e un musicista molto eclettico, spazia su tantissimi generi. Io invece sono più incentrato sull’alternative rock degli anni 90, come Radiohead, Nirvana, arrivando però negli ultimi anni a scoprire molti generi diversi o mix tra gli stessi, soprattutto con una base rap di sottofondo. Ciò che ci attira maggiormente in questo momento è il chillhop o Lo Fi. Spotify ha assunto un significato fondamentale per noi negli ultimi anni, si può trovare veramente di tutto. Concludendo, diciamo che non ci poniamo limiti, cerchiamo di ascoltare il più possibile cose diverse per attingere influenze più possibilmente variegate.
Avete entrambi una lunga esperienza, che parte dalla riviera romagnola, che è la vostra terra di origine, che rapporto avete con la zona del riminese?
La riviera romagnola è conosciuta in tutto il mondo per le sue serate in discoteca a ritmo di dj che mettono musica fino a tarda notte, però nell’underground le proposte sono veramente interessanti, anche proprio per quanto riguarda la musica dal vivo, è una zona la nostra che negli ultimi anni è tornata a vivere musicalmente un periodo d’oro. La Romagna si sta sempre più aprendo alla musica ma anche all’arte in generale, stiamo veramente bene qui, è come una piccola oasi incontaminata e pura che cresce, cresce e cresce, non fermandosi mai.
Provenite entrambi da famiglie dedite alla musica, cosa ha fatto scattare in voi la scintilla che vi ha portato a dedicarvici?
Crescere in un determinato ambiente influenza sicuramente anche le passioni o le ispirazioni che si possono avere durante il corso della vita, nel nostro caso è stato proprio così. Ciò è accaduto in maniera totalmente naturale, senza alcuna forzatura, così come dovrebbe sempre essere. Sicuramente ha influito l’abitudine di avere sempre a portata di mano musica da ascoltare, strumenti da suonare, è stato un bel modo per iniziare il nostro cammino.
Roberta Usardi
Fotografia di Gianluca Nicoli
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