Dal 22 al 29 novembre al via la seconda edizione dell’Electroclassic Festival – Intervista a Floraleda Sacchi
Dal 22 al 29 novembre prenderà il via la seconda edizione dell’Electroclassic Festival con otto appuntamenti in streaming in luoghi di Milano che ben si prestano al connubio tra musica elettronica e strumenti acustici. Electroclassic Festival è un progetto di Amadeus Arte e Big Box. Per saperne di più abbiamo fatto qualche domanda all’ideatrice del festival Floraleda Sacchi.
Sta per iniziare la seconda edizione dell’Electroclassic Festival, ma come ha preso vita questa idea?
L’idea è nata da me, come musicista di formazione classica e tanti concerti alle spalle. Da qualche anno avevo voglia di cambiare e sperimentare sonorità diverse e anche di spostare un po’ i limiti del mio strumento, che è l’arpa, molto poco indagato in quest’ambito, cosa che mi ha dato ampia possibilità di sperimentazione. Ho iniziato su me stessa, ma ho anche ascoltato e notato che molti artisti cercavano di suonare in modo diverso, non partendo da un suono sintetico, ma da un suono analogico, quindi personale, reale, creato da sé, con un’identità. Partendo da questo usavano l’elettronica per creare un mondo sonoro, che non è più distinto da un genere. C’è chi applica l’elettronica al proprio strumento, ma c’è chi poi entra nell’ambient, nella techno, nel neo romanticismo, ci sono infiniti generi, è il concetto di fondo che mi interessava. Ho notato che c’era tantissima musica interessante, progetti originali: se quello che si ascolta online spesso è classificato in un genere, questo tipo di approccio artistico è trasversale nei generi. Quando viaggiavo all’estero per fare concerti ho notato che era molto più comune rispetto all’Italia e soprattutto che c’erano sale e festival di riferimento di quello che stava diventando non un genere musicale, ma un approccio artistico. Parlando di questa cosa con Piero Chianura di Big Box, altrettanto interessato a questo argomento, abbiamo provato a vedere se c’era un pubblico e un interesse nel programmare degli artisti che creano i loro percorsi in questo modo. Abbiamo pensato a Milano, la città più giusta in questo frangente, così l’anno scorso abbiamo fatto questo tentativo, che è andato molto bene, al di là delle nostre aspettative: il pubblico voleva ritornare, era sempre tutto esaurito. Avendo capito che si trattava di un genere e un approccio che interessava alle persone quest’anno abbiamo deciso di continuare, anche se ci siamo dovuti scontrare con le limitazioni del periodo, ma piuttosto di cancellare la manifestazione abbiamo pensato di passare allo streaming riducendo le performance e inserendo delle interviste. In questo caso la collaborazione tra me, direttore artistico di Amadeus Arte e Big Box è stata utile perché Amadeus Art è anche un’etichetta che aveva già prodotto video e dvd, e con Piero Chianura di Big Box, un giornalista molto bravo, abbiamo aggiunto le interviste, cosi ad rendere il festival un format un po’ più televisivo, fruibile in modo trasversale. Fare un concerto in streaming non è come fare un concerto dal vivo, ma abbiamo cercato di mantenere vivo l’aspetto concertistico e contestualizzarlo con le sedi che avevamo già pensato in vari luoghi di Milano. Ci siamo rimodulati per poter continuare e speriamo che vada bene e soprattutto che l’anno prossimo si possa riavere il pubblico. Abbiamo sperato di poter avere un pubblico anche ridotto in sala, ma dall’inizio di novembre abbiamo capito che sarebbe stato impossibile.
L’Electroclassic Festival può essere visto come l’elemento che mancava per gli artisti del settore?
Certo, perché molti artisti vengono in Italia e suonano, ma magari entrano in festival che hanno uno spettro molto più ampio oppure si esibiscono da soli perché sono noti e autonomi, avevamo capito che non c’era un contenitore. Abbiamo visto l’anno scorso che l’interesse c’era e ne siamo stati contenti.
Andando a fondo nel programma di questa seconda edizione, ci sono otto appuntamenti che iniziano alle 21.30, ci sono tre concerti, due serata dedicate ai vincitori del concorso Call for Electroclassic dedicato a nuove proposte e tre serate focalizzate sul suono in riferimento alla salute con pink noise, campane tibetane e gong, ce ne puoi parlare?
La Call è stata ideata per sentire dei progetti originali da scoprire e anche per dare spazio ad artisti che quest’anno hanno meno possibilità di esibirsi. I tre concerti sono di artisti diversi tra di loro, molto forti e particolari: apre la manifestazione domenica 22 Damiano Grandesso, un bravissimo sassofonista, con il sound designer e compositore Andrea Cera, mercoledì 25 ci sarà Giorgio Li Calzi con la tromba ed elettronica, mentre sabato 28 è il turno di Valeria Sturba, una polistrumentista molto originale che canta e suona il violino, ma che si è dedicata anche alla musica elettronica suonando il theremin: il suo concerto si chiama “Voices” perché ci sono tutti questi timbri, su cui costruisce mondi sonori particolari. Le due Call comprendono artisti molto diversi tra di loro, senza farlo apposta in una serata ci saranno due formazioni maschili (Davide Broggini / Tommaso Esposito e Luca Perciballi / Mattia Scappini) e nell’altra due donne (Silvia Cignoli e Sabrina De Mitri). In giuria ci siamo divertiti, sono arrivate davvero tante proposte ed è stato difficile scegliere perché molte erano originali, abbiamo cercato di selezionare cose diverse tra loro per far capire la varietà di quello che si può creare. In giuria eravamo io, Piero Chianura di Big Box e Painé Cuadrelli per IED, dato che la Call è stata fatta attraverso IED. Alle serate di salute tenevo molto, è un argomento che mi piace e quest’anno soprattutto è attualissimo, penso possa dare spunti per ciò che riguarda lo stare bene, la prevenzione e non solo il curarsi perché l’essere in armonia, saper gestire lo squilibrio in vari modi, anche diversi dal solito è importante. Ho invitato Albert Rabenstein, che si esibirà giovedì 26, perché è un personaggio noto, le sue tecniche sono applicate da più di quindici anni negli ospedali con risultati incredibili, per esempio a Modena. È anche un personaggio particolare, un ingegnere metallurgico, ma anche medico cinese, quindi con un’ampiezza di conoscenze e competenza affascinante; Albert avrebbe dovuto essere qui in Italia, e avremmo coinvolto il pubblico, ma è rimasto in Argentina, lì hanno finito il lockdown e ora sono in estate, ma non è possibile spostarsi e viaggiare. Sarà in collegamento, molti si potranno unire durante la performance e in più la serata sarà per una parte classic e per una parte electro, con Paula Ferri Carazo, una giovane sound designer molto brava, che ha rielaborato un’armonizzazione di Albert con le campane e l’ha contaminata con i suoi paesaggi sonori e le sue riprese. Domenica 29 concluderà Christof Bernhard, che è tra i dieci gong master più famosi al mondo: con Viviana Molinari ha creato una performance particolare unendo molti altri strumenti che vengono usati nella sonoterapia, nell’intervista hanno sollevato argomenti molto interessanti, per esempio come difendersi dall’inquinamento magnetico e del 5G. È stato molto complesso traslare questo evento in streaming perché i gong sono quasi irregistrabili, ma ce l’abbiamo fatta. Lunedì 23 ci sarà Gubert Finsterle, milanesissimo, che ha una formazione matematica psicologica ed è laureato in filosofia. Con il suo lavoro ha ricevuto moli riconoscimenti internazionali, ha elaborato sistemi che migliorano la performane umana, che armonizzano e amplificano le performance cerebrali e che vanno a curare anche molte patologie semplicemente ascoltando il “suono rosa” (pink noise). Il suono rosa in sé non fa niente, va elaborato secondo degli algoritmi e con dei brevetti che lui ha fatto, è qualcosa di molto complesso. C’è un pink noise in quadrifonia e c’è un pink noise fatto in cuffia, che si chiama PAT©, è una tecnica particolare di psico-acustica transizionale: un suono, in questo caso elettronico, elaborato lavorando con algoritmi e sul punto di fusione del suono, una cosa molto complessa fisicamente. In questo modo si prepara il suono, indefinito, che produce il cervello quando lavora naturalmente e con esso si hanno risultati impressionanti di “reset”, di guarigione, benessere. Anche questo evento è stato complesso da trasformare in streaming, ma abbiamo trovato un sistema. Non potendo fare un’esperienza collettiva abbiamo dovuto fare esperienze individuali per avere testimonianze, con persone che non sapevano niente dell’argomento. Speriamo possa essere anche di spunto di ricerca per molti per trovare soluzioni alternative per stare bene e curare se stessi e voler bene a se stessi in un anno che ci ha messo tutti alla prova.
L’intervista con gli artisti è prevista prima o dopo il concerto?
Dipende dal progetto, volte sono prima, a volte sono dopo. Chi suona, prima suona e poi viene intervistato, nelle call abbiamo intervistato prima perché ci interessava far conoscere gli artisti più giovani.
Sarà possibile per il pubblico a casa interagire facendo delle domande?
Sì, quando gli eventi saranno live saremo connessi alle principali piattaforme e cercheremo di soddisfare le richieste.
Alla Call per Electroclassic quanti hanno risposto?
Una quarantina di artisti, la call è uscita un po’ tardi, poi quando la situazione di emergenza si è aggravata ci siamo chiesti cosa fare e non abbiamo fatto molta promozione, poi avevamo timore che non ci fossero tante adesioni perché tanti magari pensavano che il festival non ci sarebbe stato, ma negli ultimi dieci giorni sono arrivate tutte le candidature.
I concerti in programma sono tutti di artisti italiani, è una scelta voluta?
Penso sia giusto dare spazio agli artisti italiani, non si tratta solo di una questione logistica, ma trovo sia importante dare spazio agli artisti italiani che quest’anno, compresa me stessa, hanno avuto difficoltà. È importante sostenersi reciprocamente e mostrare che in Italia ci sono artisti di questo tipo, che non hanno spazio perché in Italia non ci sono altre manifestazioni come questa. A me piace supportare tutte le eccellenze italiane dato che molto spesso siamo esterofili, anche in ambito sanitario. Albert è l’unico straniero presente.
In questo ambito musicale, hai riscontrato una prevalenza di artisti uomini?
In realtà le donne note a livello internazionale sono tante, anche se meno degli uomini. Non tutte le donne sono appassionate di tecnologia, di cavi da muovere, di programmare, forse per questo siamo meno, ma non noto così tanto questa disparità. Io ho sempre ascoltato musica elettronica, sono appassionata, mi piace l’idea di lavorare sul suono, vedo l’applicazione dell’elettronica come qualcosa che sposta il limite dello strumento, con più risorse sonore, più colori. Io vedo l’elettronica in chiave espansiva sul mio strumento, non distruttiva. Ci sono musicisti che usano l’elettronica con un approccio diverso, per esempio per deformare lo strumento, le soluzioni sono molte.
Dove è possibile partecipare agli eventi in streaming?
Sul canale YouTube e Facebook del festival, nella pagina degli eventi sul sito ci sono i link di riferimento. I video poi potranno essere visti anche in seguito e verranno trasmessi anche su instagram.
Roberta Usardi
https://electroclassicfestival.com/