“Curare la sanità. Per una nuova politica della salute” di Roberto Alfieri
Qual è la connessione tra salute e politica? Può la politica decidere per la nostra salute o addirittura arrivare a salvarci la vita? Certo è che la “fortuna” di un individuo dipende soprattutto dalla sua situazione socio-economica e dal posto in cui viene al mondo. Ciò determina sia la longevità di una popolazione sia la presenza e frequenza – nonostante il progresso – di malattie infettive, mortalità infantile, malattie cronico-degenerative, dipendenze, criminalità e suicidi.
In questo volume, “Curare la sanità. Per una nuova politica della salute” (Oltre edizioni, pp. 252, euro 21), Roberto Alfieri – con un contributo finale di Gianni Tognoni – apre un interessante dibattito su quanto sia importante quale politica adottare per raggiungere un maggior benessere generale. La prima domanda da porsi è sull’importanza maggiore di una politica della cura o una di una politica della prevenzione, perché se si facesse sin da subito riferimento a quest’ultima si eviterebbero molti problemi. Quando si parla di salute si pensa sia molto più importante avere una cura ma non si pensa mai a quanto sarebbe più importante utilizzare tutti gli strumenti per prevenire del tutto una data malattia e, facendo attenzione a questo dettaglio, si avrebbe sicuramente una longevità maggiore della popolazione.
Un altro quesito da porsi è su come devono essere le politiche incentrate al miglioramento del benessere della popolazione. “Sono quelle politiche capaci di contenere le eccessive disuguaglianze sotto una soglia di accettabilità”, devono avere il dono della lungimiranza, eliminare anche ciò che causa o aggrava un determinato malessere o una malattia, essere pronte a mutare culturalmente e avvalersi sia dei vecchi sia dei nuovi saperi, dalla scienza fino alla filosofia. Diventa quindi compito della sanità pubblica quello di occuparsi della prevenzione primaria “per rimuovere o, almeno, attenuare le cause dei problemi” inerenti l’intera popolazione, perché diversamente diventa inutile curare il problema senza intervenire sulla causa. Ci sarebbe bisogno, inoltre e soprattutto, di una nuova rivoluzione agricola a favore della salute globale, prestando attenzione su come viene prodotto il cibo e alla qualità dei prodotti, e ciò non andrebbe solo a favore del singolo, ma ne gioverebbe l’integrità di tutto il pianeta e il suo ecosistema.
Una politica più consapevole, un comportamento più coscienzioso, solidale e dignitoso e un dibattito maggiore gioverebbero sicuramente al benessere globale e ognuno di noi dovrebbe contribuire, anche in piccola parte, per riuscire a raggiungerlo per il benessere di tutto il pianeta.
Marianna Zito