“Creo la mia musica su criteri elevati, senza badare alla sopravvivenza” – Intervista a Gilberto di Gilberto e i Complici
Gilberto Ongaro si sente un artista totalmente libero. Per mantenersi, lavora in fabbrica e per lui questo è un grande vantaggio. Proprio grazie ad un lavoro lontano dalle dinamiche discografiche, è in grado di esprimersi senza limiti e ce lo dimostra con il nuovo EP “Gerundio”. Per noi di Modulazioni Temporali è stato un piacere parlarne con lui e scoprire la sua profondità artistica e umana.
Un caloroso benvenuto a Gilberto! Come stai? Come prima cosa ti chiediamo una rapida presentazione della tua persona e del tuo progetto discografico.
Piacere Modulazioni! Sto su di giri, come sempre! Dunque, sono compositore e tastierista, recensore per Music Map e Blog della Musica, speaker per BrioRadio con la mia rubrica Senticheroba, e ho quasi finito di studiare Musicologia. Come hobby… lavoro in fabbrica! Lo dico ridendo, ma anche no: non ho mai capito questa vergogna da musicisti imborghesiti, di nascondere se si fa un altro lavoro. A me invece, questo dà piena libertà espressiva, perché posso creare la musica su criteri più elevati, senza badare alla sopravvivenza. Ed infatti sono giunto alla nona uscita, “Gerundio”, che unisce una voce lirica a melodie pop, con testi filosofici ed emotivamente coinvolgenti. Operaio e musicista.
Quali sono i generi e gli artisti che ami ascoltare?
Generi tanti: i cantautori italiani, il progressive italiano e inglese, lo ska punk, l’industrial metal, il funk, l’opera, le sinfonie e, se sono in vena nostalgica, tutta la musica pop dal 1999 al 2004. Gli artisti che nomino sempre sono: Franco Battiato, Elio e le Storie Tese, Peter Gabriel, i Rammstein, i primi dischi dei Muse, gli ultimi dischi di Lucio Battisti, Richard Wagner, gli Ska-P, i Daft Punk, Vangelis… Ma da qualche anno ascolto più di frequente gli artisti sconosciuti che recensisco/intervisto, che mi han preso bene: Matteo Perifano, Slow Wave Sleep, i Bardomagno, Julia Traser, Hot Ice… Sono troppi da nominare, ma preferisco ascoltare musica che non conosco già. W l’underground!
Gerundio, tua più recente release, è un EP nel quale convive spirito cantautorale ma anche lirismo, filosofia, e molto altro. Puoi approfondire il discorso?
“Gerundio” è il modo verbale della meditazione, perché descrive quello che “sta capitando adesso”, nel momento presente. Tu ora stai leggendo. In “Sottrarsi”, l’introduzione dell’EP, si chiede di poter vivere nell’anonimato, in un’epoca dove sembra che siamo obbligati a condividere ogni aspetto della nostra vita, sminuendone così il valore. E si chiede, a chi sta ascoltando, di prestare il suo iperuranio (cioè il suo “mondo delle idee”, la sua mente) alla cantante che glielo sta chiedendo. Così parte “Sta capitando adesso”, drammatica musica sulla quale si parla di segnali ammalianti che arrivano dallo spazio. Non do spiegazioni, ognuno può vederci Dio, gli alieni, i satelliti, le radiazioni solari, qualunque cosa che, secondo chi ascolta, lo faccia poi “levitare”, trascendere. “Sorriso arcaico” è un gentile invito a “sintonizzarsi su migliori eggregore”. Cosa sono le eggregore? Pensieri collettivi, cose che sembrano reali, perché tutti le pensano. Ad esempio, la forza di quei pezzi di carta che chiamiamo denaro. È la prima eggregora, ma ce ne sono così tante che siamo storditi. E allora, se ti sintonizzi su pensieri collettivi migliori, magari puoi ritrovare il sorriso. Potevo finire così l’EP, celestiale. Ma siccome sono io, ho chiuso con “Yottabyte”, un racconto inquietante, dove un cliente in un negozio di elettronica, riceve una particolare schedina… no spoiler, scoprite voi il finale!
Come hai conosciuto “i complici” che hanno partecipato a queste nuove canzoni?
Allora, Trizio, il chitarrista, è un compaesano. Siamo entrambi euganei, e da anni lo osservavo nel suo percorso artistico. L’ho chiamato perché ha un grande senso del groove. Fa ballare, con le sei corde. Laura Presazzi invece, l’ho conosciuta in un altro contesto: ho scritto un’opera rock, per 7 cantanti e 4 attori. Il cast c’è, la regia c’è, manca solo l’eggregora ops il denaro ahahah, i finanziamenti, l’associazione ecc., ma ci arriverò. Nel formare il cast, è comparsa Laura, artista a 360 gradi, ha apprezzato le mie canzoni, e le ha fatte sue. Io poi considero “Complici” tutto il cast, regista compresa. Siamo dei carbonari!
Hai un modo decisamente particolare di fare musica, o quanto meno lontano dagli stereotipi contemporanei. Nella tua carriera ti è mai capitato un aneddoto strano, sopra le righe o divertente da raccontare?
Detta così, mi vengono in mente i numerosi “tipi” che si sono avvicinati al palco. Nel 2009 ero un capellone, e lo era pure il sindaco dell’epoca. Durante un concerto a una sagra, una signora con evidenti disturbi del comportamento è salita sul palco, urlandomi in dialetto: “Ma sei il sindaco?” e mi ha abbracciato. Non si voleva più staccare! Per calmarla, con la band le abbiamo dedicato una canzone. Nel 2010, in un’osteria, un avvocato in stato di ebbrezza ha apprezzato alcuni testi, allora si è preso il mio microfono per farmi i complimenti, poi è partito con un’arringa sulla vera arte. Sì ok, grazie, però ridammi il microfono… Nel 2011 in un club Arci, durante un brano strumentale violento (si chiamava “Lanciafiamme”…), un tipo a petto nudo si è steso davanti al palco, in posizione fetale, e a fine serata mi è venuto a ringraziare: “Mi hai scosso dentro, ho avuto paura, e poi la catarsi!”. Non ho mai capito perché li attiro tutti. A me sembra di essere fantasioso ma razionale!
Come è cambiata e come sta cambiando, secondo te, il modo di fare musica ma anche di percepirla ed ascoltarla?
Sai che quei “tipi” mi mancano? Mi chiedo se adesso siamo tutti più svegli, ma più cinici. Mi preoccupa la ricezione musicale. Usare la musica per fare i video TikTok, non è per forza un male. Però non siamo tutti i Naked City, non possiamo fare tutti brani di pochi secondi dove succede di tutto e di più! Invece i social stanno indirizzando la musica in quella direzione, del tutto ancillare. Il mercato esiste e si autoregola, ovviamente sempre al ribasso. Pensa quando è nata la tv commerciale, l’inizio dell’involuzione culturale. La sigla italiana di “Ok il prezzo è giusto” è una fusion da paura, raffinata e complicatissima da suonare, e Augusto Martelli è stato un grande musicista. Ma lo scopo di quella musica era presentare il programma: lo scopo ha rovinato la dignità di quella musica, derisa da chi non sa cosa sia un sol13. Ora siamo arrivati a creare ritornelli pensati apposta per le storie IG e TikTok, e il pubblico, non essendo formato, si abitua subito. Ma, come dico sempre, la musica “per il mercato” c’è da sempre, è solo che dobbiamo educare le persone a scoprire anche tutto il resto! E questo è possibile solo dalle scuole, dall’educazione musicale. Quindi, volerla finanziare o meno, è una scelta politica. Meno un popolo è acculturato, più è facilmente manipolabile. Appello a chi sta leggendo e non fa musica, ma la ascolta. La musica ti identifica, ti dice chi sei: perché vuoi accontentarti di essere un individuo qualsiasi, quando puoi essere molto di più e con la sola tua forza di volontà? Oggi con lo streaming non ci sono scuse di soldi, dischi da comprare. C’è tutto a tua disposizione. Prova a perfezionare il tuo spirito con ascolti più sfidanti, e quando ti accorgi che puoi capirli ed apprezzarli, non torni più indietro. E scopri che molte canzoni che pensavi “capolavori”, sono jingle da autoscontri.
Dove sarai e cosa farai nei prossimi mesi?
Il 9 giugno, il trio Gilberto e i Complici debutterà all’Officina19 di Piove di Sacco, dalle 21.30 circa, alle 23.30 tassative (ci sono i vicini). Per il resto, sto cercando altre date, ma non ho ancora conferme. Forse dopo la prova del… nove, giugno, quando Laura avrà incantato tutti, ci vedrete altrove! Poi, contemporaneamente, continuano le faticose prove per costruire lo spettacolo dell’opera rock. Chissà quando sarà pronto! Intanto cerco di far conoscere a tutti Laura e Trizio, tramite le mie canzoni “normali”, cioè fuori dall’opera. Ma l’obiettivo è arrivare a portarvi a teatro!
Foto di copertina di Elena Camporeale
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