Così fragile, così potente: alla scoperta di Marina Cvetaeva
Una sola poesia per far conoscere un poeta – in questo caso una tra le più importanti voci femminili della Russia – questa la scelta di Carthusia che in “Ma io volo” (Carthusia, collana Magnifici Versi, 2021, euro 17,90, a cura di Teresa Porcella) ci presenta un componimento di Marina Cvetaeva scritto nel 1920 che, a distanza di anni, non smette di stupire per la sua forza.
“Io volo” è un albo illustrato da Sonia Maria Luce Possentini già vincitrice nel 2017 del Premio Andersen come miglior illustratrice che ora sceglie, per le sue tavole, toni rilassanti e dall’ampio respiro. Sono illustrazioni molto realistiche che riflettono uno stile altrettanto semplice e dai tratti delicati. Sembra quasi che la disegnatrice, dietro a questa ricerca di un fedele realismo, punti anche a un significato astratto e profondo, rappresentato dalla continuità tra cielo e terra oppure tra lo sfondo e il soggetto in primo piano, che spezza il realismo e la razionalità apparente delle raffigurazioni. Tramite specchi d’acqua, sagome e ombreggiature l’illustratore cattura l’attenzione del lettore spingendolo ad osservare oltre l’apparenza e ad immaginare un secondo piano misterioso e nascosto all’interno di ogni tavola.
Ogni pagina lascia trasparire tutta la fragilità e delicatezza tipica anche della Cvetaeva ed esalta la parola che, in alcuni casi, non manca di rivelare tutta la sua potenza. La lettura diventa un viaggio in cui il lettore si lascia trasportare, parola dopo parola, tavola dopo tavola. È proprio il perfetto connubio tra le parole della Cvetaeva e i disegni della Possentini a rendere questo viaggio una poesia nella poesia. Una carezza per l’anima che ci porta a rivivere, per qualche minuto, sentimenti così passionali e totalizzanti di cui solo poche poetesse sono state capaci.
Sara Pizzale