“Cosa nostra spiegata ai bambini”, un monologo sulla mafia al Teatro Carcano
“Cosa Nostra spiegata ai bambini” è un monologo di Stefano Massini, con Ottavia Piccolo e della regista Sandra Magnini, che racconta una storia scomoda, triste, angosciante: la candidatura a sindaco di Palermo, durata meno di un anno, di Elda Pucci nel 1983. Il suo mandato si concluderà con la sfiducia e, un anno più tardi, la sua abitazione salterà in aria. Con Elda Pucci il comune di Palermo si è costituito parte civile per la prima volta in un processo per mafia. Una donna racconta la storia di una donna, di una Palermo piagata non solo dalla mafia, ma anche dalla povertà e dalla droga, in cui coloro che ne fanno le spese sono soprattutto i bambini. Il Teatro Carcano di Milano, dal 21 al 26 marzo, ha raccontato una storia di denuncia con la semplicità di un racconto.
Ottavia Piccolo è una donna non più giovane, che racconta la vicenda della Signora Dottoressa di Palermo con serietà e autorevolezza; la sua compostezza tradisce tuttavia una certa indignazione e forse anche rabbia. Il confronto con Saviano viene spontaneo: quest’ultimo tuttavia è un giornalista, mentre lei è una donna di teatro che conosce i segreti del palcoscenico. Per la struttura del monologo, sarebbe più adeguato confrontare l’opera con i maestri del teatro civile, come per esempio Paolini. Anche l’abbigliamento è austero, neutro, ben rappresenta la figura di una donna al potere. Sebbene il titolo dell’opera indichi come destinatari i bambini, i temi affrontati e il linguaggio sono troppo complessi per i più piccini, perciò lo spettacolo è più indicato ad un pubblico adulto.
L’attrice sul palcoscenico è circondata da uomini, i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo. Si tratta di musicisti all’incirca coetanei di Ottavia Piccolo, che suonano musica dal sapore popolare di loro composizione. I brani costituiscono dei piacevoli intermezzi musicali e un’allegra colonna sonora allo spettacolo; le melodie evocano la musica del Sud. Il Teatro Carcano non ha ospitato l’orchestra al completo, ma soltanto sei componenti, che hanno suonato indossando dei simpatici gilet neri.
I musicisti hanno suonato dietro a uno schermo semitrasparente, su cui venivano proiettate delle immagini. In alcuni momenti salienti dello spettacolo, i musicisti hanno raggiunto l’attrice nella parte anteriore del palcoscenico. Qui si trovavano alcune sedie vuote, che venivano spostate o capovolte dai suonatori o dai tecnici di scena. Cosa rappresentavano quelle sedie? Le vittime di mafia? Tutte quelle persone che avrebbero voluto raccontare la propria storia al fianco di Ottavia Piccolo, ma che non hanno avuto la possibilità di parlare? Il testo del monologo non lo spiega, perciò lo spettatore è libero di interpretare questa scelta stilistica a suo piacimento.
È necessario parlare di mafia, e doveroso ricordare gli eroi della resistenza a Cosa Nostra. Al Nord gli italiani considerano lontani dalle proprie esistenze questi problemi, come se il Sud fosse uno stato distinto, perciò la scelta del Teatro Carcano di inserire in cartellone questo spettacolo è stata significativa. Raccontare la mafia è un modo per denunciare, per opporsi, per combattere e per ribellarsi.
Valeria Vite