“CHE COSA FANNO I CUCÙ NELLE MEZZ’ORE” DI CARLA FIORENTINO
“Il futuro ce lo eravamo inventati per avere l’alibi di non fermarci, per coltivare l’illusione che arriverà qualcosa, un domani, per cui è valsa la pena soffrire”.
Carla Fiorentino con il suo “Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore” (Fandango Libri 2018, pp.185, euro 15) descrive – quasi con una sfumatura di amarezza – la vita fallimentare dei trentenni, eterni immaturi, disoccupati oppure con lavori precari che fanno solo per sopravvivere – spenti, pigri, incartapecoriti – in quell’immagine di pacata svogliatezza che raffigurano.
Il romanzo è la confessione o meglio la consapevolezza di Clem, la protagonista, che vive in un misto tra cinismo malvagio e sindrome di Peter Pan. Tutto si svolge in una Roma con le sue strade affollate, i mezzi pubblici stracolmi, i sampietrini scivolosi durante i temporali e che ospita un gruppo di amici che condividono tutto o, meglio, credono di farlo ma ognuno di loro ha i propri segreti, i propri scheletri nell’armadio: Pusher in libreria, Clara all’università, Flora nel negozio di pietre, Clem alla grotta e Porno è l’unico ad avere un lavoro vero che però, all’improvviso, perde. Clem vorrebbe – con le sue idee bizzarre che però poi sono gli altri a realizzare – emergere, ma la sua storica pigrizia non porta a niente. “La caratteristica del nostro non–luogo sarebbe stata la rivoluzione assoluta dei momenti di solitudine, un posto speciale dove stare da soli“: è qui che la protagonista vorrebbe trasformare l’ovvio in qualcosa di rivoluzionario ma, soprattutto, senza dispendio di energie; ma la vita dei trentenni è apparentemente dinamica e mondana, in realtà è un autentico cul de sac e la Fiorentino è maestra nell’elencare i fallimenti della categoria, maniacale nelle descrizioni e alquanto machiavellica nel dipingere i personaggi, in cui ognuno di noi si ritrova. Carla Fiorentino alleggerisce i toni del suo silente rimprovero alla categoria con l’immagine dell’impeccabile Professore morto, padre di Clara, alle prese con i sex toys e le immagini artistiche della” Vulva ” che Clara e Clem ritrovano nel suo rifugio…
Dunque, non ci resta che leggere per scoprire a quale dei personaggi ci omologhiamo – Clem, Flora, Clara, Porno, Pusher oppure Elettra la perfetta, che ci insegna che nella vita esiste sempre un’alternativa, ma bisogna leggere velocemente perché poi veniamo catturati dall’ansia del tempo che passa e, allo stesso tempo, dal desiderio che passi più in fretta e così veniamo continuamente sballottati nel dramma amletico dell’essere e del non essere.
Marisa Padula