“Corpi minori” di Jonathan Bazzi
“Lotti, tradisci, uccidi per ciò che meriti
Fino a che non ricordi più che cos’è”
– Afterhorus –
Il desiderio è una roba strana, si va diritto per la propria strada alla spasmodica ricerca della felicità, di quella che si crede essere la propria felicità, come succede nel secondo romanzo di Jonathan Bazzi, “Corpi Minori”(Mondadori, 2022, pp. 324, euro 19,50). La voglia di andare via da Rozzano, luogo in cui si è nati, dove tutto è sempre uguale. La voglia di scappare da un paese di pochi abitanti è la voglia di scappare da se stessi, e da te stesso non scappi mai, diceva Ligabue. Il protagonista ha una gran voglia di riscatto, di andare e fuggire, di ritrovarsi a Milano. Ma che cos’è Milano, se non l’idea platonica di città, palazzi, strade e vie del desiderio più sfrenato, meta di ogni ambizione, dove tutto, e il contrario di tutto, è possibile.
Lottare, tradire, uccidere per ciò che meritiamo, vivere mille vite per non trovarsi in nessuna, solo per soddisfare le proprie voglie. Trovare corpi minori lungo la propria traiettoria e farli propri in un gioco al massacro. Sfruttare ed essere sfruttati non è poi così diverso. Nel gioco delle parti, tutte le parti finiscono per somigliarsi. Non basta volere, bisogna desiderare ardentemente per raggiungere lo scopo. E in questa storia, che sembra l’insieme di tante storie, in una Milano grottesca, modaiola, una città da bere dove si viene bevuti a piccoli sorsi in bar e discoteche e situazioni uscite dagli anni 90, tra cene e aperitivi si consumano le vite di alcuni personaggi, che ruotano attorno alle voglie del protagonista, un giovane non così bello, ma dai tanti talenti. Corpi che si attraggono, che cambiano le proprie traiettorie dopo essersi scontrati e incontrati, come succede sempre. Tutti cercano qualcosa, qualcuno è disposto a scendere a compromessi, qualcuno no. C’è chi del compromesso ne fa uno stile di vita, chi invece si lascia divorare dalle proprie voglie, dal proprio amore teso all’autodistruzione. Provare a mettersi da parte per un bene superiore, lasciare andare tutto lungo il proprio percorso, rifugiarsi in surrogati di vita, nel cibo, in un animale, nelle amicizie. È il romanzo delle mancanze, della ricerca del vuoto nel vuoto delle nostre esistenze, degli equilibri che cambiano ogni volta che i corpi minori si incontrano. Tutto cambia per non cambiare mai, per ritrovarsi a fare gli stessi errori sempre, per essere l’errore l’uno dell’altro. Il protagonista, i comprimari, i personaggi secondari, tutti hanno fame e tutti desiderano. Ma i desideri sono pericolosi, possiamo perderci nell’atto stesso di desiderare, possiamo diventare brutte persone. Essere l’ombra di noi stessi, per una sera o per tutta la vita. Lottare, tradire, uccidere per ciò che meritiamo, possiamo averlo, possiamo quasi averlo, e in quel momento possiamo anche non sapere più quello che vogliamo, né chi siamo. La fame è perdizione e il desiderio è l’orizzonte lontano a cui tendiamo, senza arrivare mai. Milano può essere tutto questo. La vita anche. Bazzi lo sa, il protagonista anche. Adesso lo sappiamo anche noi e come lui, prima ancora, siamo i corpi minori sulla traiettoria inconsapevole di qualcun altro.
Antonio Conte