Corpi e cortocircuiti: “Femina” di Abbondanza / Bertoni
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Secondo capitolo della trilogia che la Compagnia Abbondanza/Bertoni dedica all’indagine sull’identità, Femina propone uno studio attento e vibrante, una raccolta in forma coreografica dei tanti modi di declinare la donna nel contemporaneo; movimenti che ripetendosi acquistano spessore ed emergono, con tutta la loro forza, dal miope scorrere della quotidianità. Questa esplorazione del femminile e con il femminile, che ha ricevuto la candidatura al Premio Ubu per il miglior spettacolo di danza 2023, è affidata a quattro interpreti – Sara Cavalieri, Eleonora Chiocchini, Valentina Dal Mas, Ludovica Messina Poerio – e alle geometrie sonore estratte dall’album Dawn of Midi (2015) di Dysnomia, in una scena completamente bianca.
Il segno originario impresso sulla tela, il primo gesto appuntato con invisibili spilli nella scatola teatrale, consiste nel battere le mani. Tutte e quattro, in coro. Un applauso che però cambia rapidamente senso, di colpo le mani non tengono più il tempo, il battito continua anche con altre parti del corpo ma invece di trattenere riverbera, divincola.
I movimenti si susseguono, scanditi dalla musica che offre ritmo e punteggiatura. Vediamo donne che sussurrano con il corpo, interrogano, esclamano; se mandano a capo, il più delle volte il nuovo segno inizia da una sola prima di trasmettersi a ciascuna delle altre. “Un’ombra impenetrabile” si può leggere nelle Riflessioni di Simone Weil, “avvolgerà sempre il rapporto immediato che lega i nostri pensieri ai nostri movimenti”, perciò nel reciproco cercare e cercarsi delle interpreti rimane qualcosa di gioiosamente misterioso, di impronunciabile, pronto a innescare veri e propri cortocircuiti: in quello che costituisce, forse, il momento più intenso di questa scrittura corporea, gli indumenti dell’intimità vengono lentamente tolti, in gruppo, lentamente portati alla bocca e, sempre in gruppo, sputati fuori da sé oltre il perimetro della scena e del palco.
Come accadrà nel successivo capitolo della trilogia (Viro), anche Femina termina con il buio, ma non si tratta di oblio: qui il buio è, piuttosto, la soglia verso un nuovo cerchio, un nuovo coro, un nuovo battito.
Visto al Teatro Sanbapolis SCS Santa Chiara di Trento venerdì 22 gennaio; la tournée prosegue al S.O.M.S. di Racconigi (sabato 1 febbraio), al Teatro Splendor di Aosta (19 febbraio) e alla Fonderia di Reggio Emilia – Fondazione Nazionale Danza martedì 25 febbraio.
Pier Paolo Chini
Fotografia di Tobia Abbondanza