“Contro i figli” – Il grido per la libertà di scelta
Contro. Ma contro chi? Andare contro significa, in un certo senso, fare una guerra, e per questa, a testimoniarlo c’è la Storia, occorrono tante energie. Sfinita la società prova ad arrancare e lo fa in modo goffo. Ci sono sempre stati gli schiavi e i padroni, ma i ruoli, oggi, sono molti di più, alcuni sinceri, altri camuffati, e tutti lottano come possono, se possono e se hanno le forze giuste per farlo. Ciò che muove il motore è la rabbia, e la rabbia non è forza. Anzi, il fattore rabbia, sfianca. La singola esistenza sembra non bastare più, i cliché sociali si sono andati ad inficcare, nei secoli dei secoli, nelle vite, e ci si può sentire realizzati solo se tu, uomo, lavori, e tu, donna, sforni prole. Lina Meruane nel suo “Contro i figli” (La Nuova Frontiera, pp. 128, euro 15) chiarisce che non la pensa così. Annuncia la sua dissacrazione al mito già dal titolo, sarcastico, ironico, e provocatorio. È chiaro che donna Lina non è contro i figli, è chiaro che donna Lina è con la libertà di scegliere di essere.
«…corpi vivi che vengono scaraventati nel mondo a tentare la sorte» perché la paura è quella dell’estinzione. La specie va salvata. E qualcosa qui non torna. I figli, non erano il frutto dell’amore? La Meruane punge e provoca nel dire che «I figli però, lungi dal rappresentare degli scudi biologici per il genere umano, sono parte degli eccessi consumistici e inquinanti che stanno distruggendo il pianeta». L’autrice sa bene che proveranno a sbranarla. Via l’angoscia della crisi di fertilità. La crisi non è nel corpo. Ovviamente, non è a favore dell’infanticidio. È solo irritata dai bambini del piano di sopra che gridano e scorrazzano senza freni. «Non sono contraria ai bambini», è contraria al potere che i figli hanno preso, ad esempio, nello spazio domestico. È contro quei padri che non sanno dire «stop!», «basta!». E contro le madri che si mettono in mostra «spingendo il loro passeggino sopra i nostri piedi». Qui ho riso, come darle torto. A me è capitato davvero, e a voi? Il figlio è il tema centrale della donna. L’umorismo e l’autocritica, sono gli ingredienti che danno al libro il sapore agrodolce dell’oppio e del miele.
“Contro i figli” è un testo che induce alla riflessione, senza pensare di poter dare una soluzione. L’autrice è contro quei figli che, invincibili dittatori del XX secolo, hanno sbattuto i padri e le madri in qualche ospizio. È l’intuizione che fa muovere le dita bellicose di donna Lina sulla tastiera, leggendo si può ascoltare il suo/nostro sincero grido di rivolta. È questo un tragico e comico monologo corale. Ci sono troppi uteri in affitto e troppi bambini abbandonati in cerca di casa. Ci sono mamme miracolate che hanno concepito dopo la menopausa, mamme inseminate, mamme sole. Mamme lavoratrici con il senso di colpa che le attanaglia. Mamme malate che non possono allattare dal loro seno, e per questo, vivono i loro dolori. Non mamme, perché la carriera, e poi lo Stato… e poi non ci sono più gli uomini di una volta. La tematica è scomoda, impopolare, reale, non romanzata, l’autrice è come la bimba dal cappottino rosso a Auschwitz che gioca da sola tra i cadaveri. Se fossimo nel Medioevo l’avrebbero messa al rogo. Ma per fortuna siamo nel 2019, giusto? Grazie, Lina.
Veronica Meddi