“Contenta tu”: l’esordio discografico raffinato e irriverente di Marco Castello – La recensione
Uno stile irriverente e allo stesso tempo raffinato: questo si trova in “Contenta tu”, il disco d’esordio di Marco Castello uscito lo scorso 5 febbraio per 42 Records in Italia e Bubbles Records nel resto d’Europa. Il disco è stato anticipato dai singoli “Porsi”, “Torpi”, “Cicciona”, “Dopamina” che già hanno anticipato il modo di comunicare con la musica di Marco Castello. L’artista, siciliano di Siracusa, è un cantautore polistrumentista: suona infatti chitarra, batteria, pianoforte e tromba; dopo aver portato a termini gli studi a Milano presso la scuola Claudio Abbado, Marco ha girato il mondo a fianco di Erlend Øye dei Kings of Convenience nel progetto La Comitiva. Il suo esordio discografico porta alla luce diversi ricordi: si respira un’atmosfera rilassata che ben bilancia la forza e l’ironia dei testi.
“Contenta tu” è stato registrato a Berlino, prodotto da Marco Castello, Marcin Oz e Daniel Nentwig; sin dalle prime note si possono apprezzare sia la cura negli arrangiamenti, che ricordano placide atmosfere con incursioni di funky e beat dance anni 70 e una vocalità versatile e diretta. I testi sono la vera chicca del disco: irriverenti, a volte spiazzanti, estremamente sinceri e con un’ironia a tratti esilarante e a tratti pungente.
Dieci brani che meritano attenzione, a partire da “Porsi”, uscito anche come singolo, che dà il benvenuto all’ascoltatore fin dai primi versi, così che si renda conto di cosa il disco può offrire. In questo caso si tratta di ricordi di scuola, più precisamente della scuola media “P.Orsi” di Siracusa che Marco Castello ha frequentato. L’arrangiamento ammorbidisce la deliziosa spudoratezza del testo: “avere un’altra lingua in bocca è strano e mi sforzo di sembrare indifferente”. “Cicciona” ricorda sonorità anni 70 con il suo ritmo veloce e ricco di groove: “che bello quando c’è la spesa da fare, domani cuciniamo cose ciccione, avrà non mi incolpare, mangiare è come scopare”. Con “Luca” arriva la prima ballata, dall’atmosfera sognante e con la voce risulta più in risalto: “e se per caso sbaglio io sono meglio anche a sbagliare”. Con “Torpi” si passa al funky e si torna ai ricordi di un amore nato a scuola “tra un po’ non ti vorrò più, tu non ti prendere male, ma ho bisogno di qualche secondo per pensare” e rimane il mistero, per chi non è di Siracusa, sul significato della parola torpi, anche se intuibile dal testo. “Palla” è un lento con sfumature jazz con un testo che parla della palla al piede che ognuno si porta dietro ovunque: “che bella palla che hai, dura come il ferro per ogni passo che fai”; si passa poi a “Marchesa” che fa tornare le atmosfere rilassate degli anni passati: “respirare sott’acqua e tutto è limpido”. La title track “Contenta tu” è un lento che per metà ha come protagoniste solo chitarra e voce, è una canzone d’amore sui generis: “sei bella, ma cretina e vuoi assomigliare a qualcosa che invece fa schifo”. “Villaggio” è una bossa raffinata con un testo che ospita qualche parola in dialetto oltre all’immancabile ironia pungente: “passiamo sotto le mura, buttiamo le bombe alla fiera del sud, la strada è allagata accura, sgummiamo sulla frittura”. “Addiu” è un brano interamente cantato in dialetto, dal sapore jazz funky, essenziale nell’arrangiamento, che vede il piano protagonista in un accompagnamento ritmico molto funzionale. Infine “Dopamina”, ultimo singolo estratto, chiude l’ascolto con la placidità sonora e con un testo fuori dalle righe, come ben Marco Castello ci ha abituato: “faccio pietà che i cani morti mi danno le pacche di solidarietà”.
Un disco decisamente originale e goduriosamente fuori dalle righe.
Roberta Usardi
Fotografia di Glauco Canalis
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