“Come un sushi fuor d’acqua” di Fabiola Palmeri
In “Come un sushi fuor d’acqua” (La Corte Editore, pp. 268, euro 17,90), Fabiola Palmeri racconta in parallelo la storia di due donne, entrambe attraversano un loro percorso di scelta e di crescita in giovane età.
1987. Bianca è una giovane ragazza torinese che sogna di vivere in Giappone e fa di tutto per trasferirsi nel Paese che sente completamente suo fin dall’inizio, nonostante attimi di solitudine, dovuti all’instabilità dei rapporti interpersonali che intesse.
2013. Celeste è una diciassettenne alla ricerca della sua stabilità, nei continui va e vieni: è nata a Tokyo, dove il padre americano ancora vive; risiede a Torino, con la madre italiana. Cerca di capirsi grazie anche al confronto con gli altri e osservando il mondo che la circonda.
La Palmeri offre spunti interessanti, in primis il concetto di radici/appartenenza e della lingua madre come identificazione del sé. Tuttavia, sono aspetti che non approfondisce, lasciando invece ampio spazio a lunghe e dettagliate descrizioni su quartieri, luoghi e soprattutto cibo. Ne emerge una sua profonda conoscenza del Giappone, non a caso la Palmeri è accreditata come una delle massime esperte di cultura giapponese, in Italia, oggi. Tuttavia, l’effetto è quello di non capire bene la strada su cui l’autrice ci voglia portare e se ci sia, in fondo, un messaggio preciso: i personaggi si perdono un po’ in mezzo a molti dettagli, parlando poco di sé attraverso le azioni e focalizzandosi invece molto più su ciò che li circonda. La lettura è facile e scorre veloce; resta la curiosità di sapere se l’unico regionalismo piemontese che compare nell’intero romanzo sia voluto o meno.
Laura Franchi