Come quando fuori brucia, “L’estinzione della razza umana”di Emanuele Aldrovandi a Trento
È una folla numerosa e attenta quella che prende posto nella platea di piazza Cesare Battisti la sera di mercoledì 10 agosto per il terzo appuntamento della rassegna Teatro Antropocene a cura di MUSE Museo delle Scienze di Trento con la direzione artistica di Andrea Brunello – Arditodesìo. Forse non tutti i presenti sono a conoscenza del gigantesco incendio scoppiato in un deposito di rifiuti a pochi chilometri a nord, il fuoco durerà fino a notte fonda spargendo fumo e sostanze inquinanti. Si tratta ovviamente di una infelice coincidenza, tuttavia mette un po’ i brividi assistere a L’estinzione della razza umana sapendo che interi quartieri della città trattengono il fiato dietro porte e finestre chiuse.
Lo spettacolo scritto da Emanuele Aldrovandi, che ne firma anche la regia, è interamente ambientato nell’androne di un condominio milanese. Un uomo diventato padre di recente (Luca Mammoli) scende a ritirare dei pacchi con il viso coperto da una mascherina chirurgica e un nebulizzatore in mano. Spruzza i pacchi che i vari corrieri lasciano accanto ai gradini, e soprattutto spruzza la maniglia del portone d’ingresso, perché là fuori, nel mondo, circola un virus spaventoso. Si sa che è in grado di diffondersi rapidamente nell’aria, i contagiati subiscono una mutazione che li priva della possibilità di parlare e che mette a dura prova le loro capacità respiratorie, portandoli non di rado al decesso. Un virus, arrivato chissà da dove, che trasforma gli esseri umani in grossi tacchini.
Casualmente, nell’androne scende anche un vicino, un brillante consulente di marketing (reso ancora più accattivante dall’interpretazione di Giusto Cucchiarini) in tenuta sportiva e con una mascherina chirurgica al gomito. I due uomini si fermano a chiacchierare, data la situazione fraternizzano volentieri ed anzi potremmo illuderci che si tratti dell’inizio di una bella amicizia. Ma poco alla volta la cordialità inesorabilmente si guasta, la reciproca gentilezza lascia spazio ad un contrasto sempre più profondo. Un conflitto destinato a inghiottire oltre ai due condomini le rispettive compagne (interpretate da Eleonora Giovanardi e Silvia Valsesia) e un giovane dottore (Riccardo Vicardi) che non si sottrae alla discussione pur essendo stremato dal turno in ospedale. Perfino la sua testimonianza, perfino il contatto diretto con le sofferenze di chi muore e con il senso di lacerante impotenza in chi assiste, non riesce a spegnere il rogo delle polemiche.
Ad innescare il gioco al massacro non è un espediente di per sé piccolo o banale: non si tratta, per intenderci, né del costosissimo “quadro bianco con sottili righe bianche” di Yasmina Reza in Arte, né dell’ambiguità tra Adolphe e Adolf nella celebre pièce di Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière Le prénom; nello spettacolo di Aldrovandi c’è fin da subito in gioco la salute e la vita di tutti, ma ciascuno è pronto a ritagliare per se stesso un alibi morale che gli permette di scegliere quali doveri rispettare e quali infrangere. Vengono a galla le contraddizioni, personali e di coppia, così come le ipocrisie con cui la specie umana ha suo malgrado imparato a convivere in una società sempre più vasta e fuori controllo, dove la consapevolezza di essere inevitabilmente parte del problema si scontra con la scelta, più comoda, di evitare di impegnarsi per diventare parte della soluzione, ammesso che ne esista una.
I confini tra libertà individuale e vita (umana e non solo) sul pianeta terra sono esplorati in vari modi anche in WE ARE THE FLOOD | Noi siamo il diluvio, la mostra ospitata nel S.A.S.S. Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas (nella stessa Piazza C. Battisti). Di particolare interesse la selezione under 35: opere come il disegno collaborativo Topografie immaginarie di Micol Grazioli e il montaggio video intitolato Looking through the clouds (Guardare attraverso le nuvole) di Giacomo Segantin potrebbero offrire molteplici spunti di riflessione sull’epoca in cui ci troviamo a vivere.
La rassegna Teatro Antropocene si concluderà mercoledì 24 agosto, in scena Marco Andorno e Sebastiano Amadio per lo spettacolo Cambiare il clima.
Il progetto espositivo tra arte, scienza e archeologia WE ARE THE FLOOD, nato dalla collaborazione tra MUSE e l’artista Stefano Cagol, è visitabile fino a domenica 28 agosto.
Pier Paolo Chini
Fotografia di Luigi De Palma