“Come fare un progetto didattico. Gli errori da evitare” di Antonio Calvani e Laura Menichetti
Il libro “Come fare un progetto didattico. Gli errori da evitare” (Carocci Faber, pp. 180, euro 14) di Antonio Calvani e Laura Menichetti, per analogia pubblicitaria, già attraverso il titolo “fa la differenza”. Infatti, non va a trattare solamente delle modalità di composizione di un progetto didattico, ma soprattutto quali devono essere gli errori che vanno evitati, affinché si abbia un ottimo prodotto.
Quali sono i requisiti di base?
Intanto, occorre aver definito i relativi criteri di trasparenza e rendicontazione, come avviene in tutti i sistemi di controllo della qualità; processualità che, in quasi tutte le sperimentazione tra gli anni ’70 e ’90, è mancata e che soprattutto oggi non può essere screditata. Questo perché i principi fondamentali riguardano la condivisione dei processi, dei risultati “e il conseguente riesame a scopo migliorativo (total quality management)”.
E ancora, “la qualità della progettazione ex ante (del progetto su carta, design) va distinta dalla valutazione del progetto attuato. La prima è essenzialmente nella chiarezza con cui sono descritti obiettivi e criteri di verifica e la coerenza di entrambi con le attività didattiche per conseguire i risultati auspicati”. “La valutazione post quem richiede di apprezzare la trasparenza con cui l’esecuzione relativa è stata effettuata, o eventualmente modificata in itinere… ciò è indispensabile per garantire la comparabilità dei risultati, la trasferibilità e l’eventuale disseminazione di un progetto che ha dato buoni frutti”. Da quanto detto è evidente che il progetto deve essere formulato in maniera chiara e trasparente per uscire dalla autoreferenzialità.
La trasparenza, i punti critici e gli errori più frequenti
La trasparenza ci consente di comprendere una eventuale rimodulazione in progress, se gli obiettivi previsti non sono stati raggiunti; tale aspetto non fa perdere vigore al progetto originale che viene valutato comunque come un buon prodotto. I punti critici dei progetti didattici, che vengono segnalati dagli autori, risiedono principalmente nelle sezioni che riguardano gli obiettivi e la verifica. Gli obiettivi, in quanto enucleati in modo generico, possono andare a inficiare il conseguente processo di valutazione, non necessariamente solo quantitativi, ma anche qualitativi. Certo sarà importante “tenere entro ragionevoli limiti la soggettività del valutatore”. Si rimarca, pertanto, come la natura dei contenuti e la sostenibilità delle prove debbano essere basati su criteri espliciti, per non dare adito ad interpretazioni arbitrarie.
A tutto tondo i progetti possono essere sviluppati sia nell’ambito didattico tecnologico sia come progetti di didattica a distanza. In sintesi, mi limito a enumerare gli errori più frequenti nella progettazione didattica legati più specificatamente ai percorsi e-learning e alla realizzazione di e-book, quali: affermazioni generiche e/o aspettative ingenue verso la tecnologia; una multimedialità eccessiva o superflua; una mancata identificazione del valore aggiunto offerto dalla tecnologia; un uso ingenuo degli strumenti tecnologici; carenze nelle indicazioni operative connesse all’uso di tecnologia; fraintendimenti tecnologici legati alla presentazione del progetto; cattivo rapport con le fonti (consultazione, esplicitazione, riconoscimento di diritti); errori relativi all’accessibilità e all’usabilità o alter specifiche carenze tecniche.
I progetti nelle azioni didattiche
Il libro supera la tecnicità degli argomenti, affrontandoli con stile linguistico accurato e artifizi esperienziali, mostrandoci come un progetto esista all’interno di una specifica azione didattica, lungo un procedimento che parte dagli obiettivi, passa lungo la valutazione, ricominciando così la sua circolarità migliorativa. Le strategie attraverso le quali un progetto si sviluppa riguarda, ad esempio, il Cooperative Learning, l’Inquiry-Besed-Learning e il modellamento guidato. Come afferma Calvani (2016), tali strategie didattiche “si integrano in agglomerati più articolati, all’interno dei quali la ricerca ha individuate…. le architetture didattiche e i modelli di istruzione”.
Vorrei concludere la presentazione di questo interessante libro con una riflessione che gli autori riportano nella premessa allo stesso e che è fondamentale per chi lavora nella scuola: “Un progetto didattico tende ad assumere il carattere di una lista di buone intenzioni”. Segue un altro pensiero: “Una cosa è il progetto che viene presentato su carta, un’altra è la didattica reale; tra tra l’uno e l’altro piano c’è sostanziale separazione e quando l’insegnante entra in classe tende a dimenticare ciò che aveva messo sulla carta”. Credo che non debba esistere una simmetricità tra un buon progetto e la didattica esperienziale. Dipende dalle azioni ma anche dalle persone, insegnanti e studenti. Entrambe le variabili non devono disperdersi ma integrarsi. Ecco l’obiettivo di questo libro!
Salvatore Sasso