“Come Britney Spears” – Il sold out di Montanini al Teatro Brancaccio!
Intrattenere un pubblico di millecinquecento persone, fermo a centro palco, con un microfono in mano, una birra (anzi due), per più di un’ora non è cosa da tutti. Giorgio Montanini – uno dei più famosi stand up comedian italiani – giunto al nono monologo inedito, più che intrattenere ha fatto da insegnante a tutti i presenti del Teatro Brancaccio di Roma, lo scorso 1 dicembre.
Le persone delle prime file volutamente illuminate dai fari del teatro, sono inserite nel gioco che le vede protagoniste della serata, portate ad essere interrogate più volte e messe a dura prova dal cinismo pungente, fantasticamente colorito e senza filtri di Montanini; il pubblico per lui (come del resto consueto nella stand up comedy fatta bene) diventa “l’amico del bar” a cui raccontare tutto quello che non sa, per fargli aprire gli occhi e fargli fare qualche risata (anche amara). Montanini, reduce da una denuncia per blasfemia, si chiede insieme a noi “ti denunciano solo se bestemmi il Padre, il Figlio o lo Spirito Santo (ma poi chi è che bestemmia lo Spirito Santo?) ma la Madonna non fa testo lo sapete?”.
Ritenuto da molti come arrogante e scurrile (scurrile per chi?) ciò che ci dice Montanini è tutto ciò che potremmo sentire dal meccanico sotto casa, o da un nostro zio che ne sa più di noi, con la preziosa differenza che l’analisi fatta qui in teatro ha sempre (e giustamente) una morale e ci fa porre numerose domande su cose giuste o sbagliate di noi stessi e della società, come ad esempio l’insensata elevazione mediatica di alcuni “simboli”, solo perché mossi come pedine da qualcuno che ci guadagna dietro. C’è qualcosa di lui che rimanda alla voce della nostra coscienza, che ci parla continuamente, che ci dice che per colpa del Capitalismo abbiamo perso non solo alcuni valori, ma siamo sempre più attanagliati da un finto buonismo e dall’immancabile “politicamente corretto”.
Dalla politica alla religione, passando da alfabetizzazione fino ad arrivare alla teoria dell’evoluzione di Darwin (che specifica non è solo di Darwin ma anche di Wallace), lo spettacolo si chiude con un semplice paragone ai ratti: nascono, proliferano e si estinguono; qualcosa che è facilmente accostabile alla nostra specie.
V. M.