“Colourwave” è il secondo album del duo ungherese Belau
I Belau, un duo elettronico ungherese, hanno pubblicato lo scorso 29 maggio il loro secondo album, dal titolo “Colourwave”, un percorso di auto consapevolezza che unisce suoni registrati in natura con beats moderni. I Belau sono un duo formato da Peter Kedves e Krizstián Buzás e in questo nuovo lavoro presentano 12 nuove canzoni.
Andiamo più a fondo ora in questo disco che nell’ascolto rappresenta benissimo il titolo, un’onda colorata, in cui i colori costituiscono un movimento armonico e fluido, dato dalle vocalità diverse ospiti di ogni brano, che arricchisconoed esaltano l’atmosfera sonora.
“Essence” ospita la voce di Sophie Barker in una melodia suadente e un ritornello che si insinua piacevolmente “release me, reveal me, raise me up against the wind”.
“Risk it all” ha come guest la voce di Amahla che si sviluppa in armonizzazioni in perfetta sintonia con le note basse del synth nella strofa e l’apertura nel ritornello: “we’ll run far away I won’t lead you astray, steer the way for me, with you I will always be”.
“Together alone” è un ballad molto suggestiva “together alone put your head against my head and we’ll dance on the floor” con la voce di Belle Doron che si snoda dolcemente nell’atmosfera cel brano.
“An ocean with no waves” immerge nel mare con il rumore delle onde e il ritmo rilassato e fluido con la voce di yasaquarius “I don’t wanna stay in an ocean with no waves”.
“Rapture” inizia con rumori della natura, come insetti e uccellini, prima che entri la voce di Kristine Stubbe Teglbbjaerg in un’atmosfera lenta e suggestiva “shed the things that weighs you down, if you wanna fly, just let it fall”.
“Breath” con alla voce Sophie Lindinger è un brano elettronico e minimale, concentrato sul ritmo e sulla melodia, vellutata, che non manca di un bel groove: “and I hold my breath just to feel what’s inside my body”.
“Natural pool” è un brano strumentale che inserisce, oltre ai rumori presi dalla natura, synth, beat e sonorità ipnotiche.
“Aspire” inizia con un rumore di passi per poi lasciare spazio all’elettronica e all’atmosfera eterea che accoglie la splendida voce di Böbe: “we all risk in life, even if you hide, cuz in all our lives, we aspire…”
“Finally home” inizia anch’essa con dei rumori amalgamati ai suoni elettronici, a cui si unisce la voce di Saya Noé, in un testo colmo di fiducia “you believe me, kinda feels like I’m finally home” che in alcuni momenti si espande lasciando spazio agli archi.
“B.E.A.C.H.” è il secondo brano strumentale con sonorità tribali insieme al beat elettronico, con entrate di vocalizzi e dialoghi ad arricchire il tutto. Il titolo è l’acronimo “Bests Escape Anyone Can Have”.
“Like no other love” inizia con il rumore dell’acqua, poi la musica crea una ritmica leggera su cui entra la voce di Ayah Marar: “I’m reclaiming this love that’s mine, let me feel it just one more time”.
“Redefine” ospita nuovamente la voce di Böbe in un brano più pop e dal ritornello coinvolgente: “we all redefine, we are in the core of the waterfall”.
Nel complesso, un album variegato, ma che allo stesso tempo mantiene ben chiaro il filo conduttore naturalista attraverso ogni canzone.
Roberta Usardi
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