Claudia Coli al Teatro Franco Parenti di Milano con il monologo su Margherita Sarfatti
Una stanza incorniciata da una sottile luce al neon: da una lato un piedistallo con sopra una teca con all’interno una mini scrivania e la statua di Mussolini, dall’altro uno sgabello e un portacenere. Uno spazio angusto per contenere un personaggio potente, strabordante, che entra in scena pianissimo, passo dopo passo, con indosso un tailleur elegante con il collo di pelliccia.
È così che appare Margherita Sarfatti (Claudia Coli): altera, sofisticata, cauta, determinata. Una donna forte, carismatica, con una grande cultura e un’insaziabile fame di arte. Nata a Venezia in una famiglia ebrea, si trasferisce a Milano nel 1902, pochi anni dopo il suo matrimonio con Cesare, un militante socialista. Vita alto borghese, conoscenze di rilievo, un lavoro presso la rivista Avanti! Del Partito Socialista Italiano e, successivamente, del “Popolo d’Italia”: ed è in redazione il suo fatidico incontro con Benito Mussolini, che sconvolgerà la sua vita. I suoi sentimenti verso di lui non si spegneranno mai e la animeranno di una feroce passione.
“Non è elegante lui, mi ricorda la poca eleganza di mio padre…”
Questo è solo un assaggio di “Sarfatti”, scritto da Angela Demattè, è andato in scena al Teatro Franco Parenti di Milano dal 9 al 14 luglio, un monologo intenso interpretato da Claudia Coli e diretto da Andrea Chiodi. Margherita Sarfatti è donna fuori dal comune, dalla spiccata intelligenza, tanto da diventare una famosa critica d’arte, oltre ad aver supportato l’amato Benito nella sua ascesa in politica.
L’interpretazione di Claudia Coli fa spiccare il carattere deciso della Sarfatti, le sue parole sono lame taglienti, a volte dettate da un ritmo incessante, altre volte più morbido, soprattutto nei momenti di grande intensità legati ai ricordi di Benito e al figlio Roberto morto giovanissimo durante la prima Guerra Mondiale. Tra una sigaretta e l’altra, la protagonista ripercorre a grandi tratti i punti decisivi della sua vita fino a prenderne le distanze: il monologo cambia forma passando dalla prima alla terza persona.
Non si può certo ritrarre in modo esaustivo la figura di Margherita Sarfatti in poco meno di un’ora, ma si può avere un assaggio gustoso e appassionato della sua personalità. Non si riesce a distogliere lo sguardo da lei, ci si può solo immergere nelle sue parole e lasciarsi trasportare.
“Sarfatti”, nato da un’idea di Massimo Mattioli e Claudia Coli, è uno spettacolo prodotto da Museo MART di Rovereto, Teatro Stabile di Bolzano, Centro Culturale Santa Chiara di Trento. La scenografia è di Guido Buganza, i costumi di Ilaria Ariemme, le musiche di Daniele D’Angelo e le luci di Orlando Cainelli.
Roberta Usardi
Fotografia di Elisa Vettori