“Cieli in fiamme” sui nodi irrisolti da sciogliere
“Cieli in fiamme” (Mondadori, pp. 273, euro 18,50) è il nuovo romanzo di Mattia Insolia.
“…da una parte le bambole, dall’altra i vestiti. E allora aveva capito due cose. Che non erano passato e futuro, quelli, ma pezzi di lei che convivevano; pure se uno pareva in coma. E che siamo tutti degli armadi. Armadi pieni di indumenti, vestiti e bambole, da cui pigliamo ogni giorno ciò di cui abbiamo bisogno: prima d’infilarci nel mondo apriamo il nostro, di armadio, e ne tiriamo fuori il travestimento di quello che dovremmo o vorremmo essere.”
Teresa e Riccardo, due adolescenti che si incontrano nell’estate del 2000, e in un certo senso non potranno staccarsi più.
Teresa e Riccardo, due contrasti, due diversi modi di lottare per affermarsi agli occhi del mondo esterno. Riccardo che strafottente si presenta “Riccardo, come il re”; Teresa che nella sua testa si sente rispondere “Teresa, come niente, come nessuno”.
Teresa non sa vedersi, costruirsi, a metà tra come la vorrebbero le amiche e come la vorrebbe sua madre. Spaventata dalla scelta, dall’errore lascia che siano gli eventi a decidere per lei.
Riccardo, quello ricco, muscoloso, spavaldo.
Ognuno a modo suo, adolescenti che vanno alla cieca.
Li ritroviamo adulti, lontani, ma uniti da Niccolò nato diciotto anni prima e che sembra ripercorrere le orme del padre Riccardo, con cui si troverà ad affrontare un viaggio in macchina verso sud, verso Campotondo dove nel 2000 tutto è successo, e dove è tempo di mettere un punto a tutto.
Chi siamo quando ci alziamo la mattina? Quale tra i vestiti del nostro armadio scegliamo di indossare? Sono un po’ delle maschere pirandelliane quelle di cui ci racconta Insolia che, in maniera cruda e diretta, mette i personaggi davanti a sé stessi e davanti gli uni agli altri.
Ci si può ignorare e accettare come si fa con una cicatrice che sfigura, ma l’accettazione incondizionata, senza vera comprensione, porta scompiglio. E quando non si comprende, il silenzio incombe, un protagonista che chiede l’attenzione di tutti, di essere capito e riempito dai suoni giusti.
Generazioni a confronto. Figure genitoriali deboli, arrabbiate, figli che devono prendere in mano la situazione. Una realtà rovesciata, in cui per un padre che continua a incitare a “lasciarsi accadere” c’è un figlio che deve mettere un limite, quello del dolore che rischiamo di provocare negli altri.
Figli che sono coacervi di rimorsi e rimpianto, amati, si, dai genitori, ma mischiato all’amore c’è anche tanto materiale di scarto che padri e madri hanno accumulato fino a quel momento. Processi più o meno consapevoli, ma che lasciano tracce e che tracciano i cammini. E diventa più duro trovare la direzione in mezzo a tutti i nodi da sciogliere.
“Se il mondo la bellezza non ce la dà, noi ce la pigliamo.” Se lo ripete spesso Teresa tra sé e sé. Ed è in fin dei conti è quello che fa ogni personaggio, a modo suo, quello che ogni giorno cerchiamo di fare tutti, a modo nostro.
Laura Franchi