“Chi vuole ancora gli insegnanti?” di Philippe Meirieu
“Essere insegnanti significa portare in classe, ogni giorno, i principi che sono alla base della stessa possibilità di esistenza di una democrazia”.
Philippe Meirieu è professore emerito di Scienze dell’Educazione presso l’Università Lumière Lyon 2. Insegnante e scrittore, ha partecipato in Francia all’elaborazione di importanti riforme scolastiche e operato nell’ambito della formazione iniziale e in servizio degli insegnanti.
Dopo aver pubblicato per Armando editore Una scuola per l’emancipazione (2019) e Quale educazione per salvare la democrazia? (2023) arriva nella collana I LiBelli. Piccoli libri per informare, riflettere, dibattere il volume “Chi vuole ancora gli insegnanti?” (2024, pp. 60, euro 10, traduzione di Enrico Bottero) a delineare la figura dell’insegnante oggi, sempre più screditata del suo valore iniziale e che si trova a dover svolgere compiti per lo più “esecutivi” anziché – come scrive Philippe Meirieu – aiutare le nuove generazioni “a crescere in umanità” e a sostenere gli alunni e le alunne nell’acquisizione della capacità attiva di “comprendere il mondo e avere gli strumenti per trasformarlo”.
Il problema sorge principalmente a causa dell’organizzazione del lavoro nei diversi istituti, seguito da ciò che è la reale aspettativa delle famiglie che ormai, all’interno della scuola, riescono a vedere solo ostacoli, portando di conseguenza a quel divario tra il classico insegnamento collettivo e il lavoro individuale dell’allievo; attraverso, ad esempio, la digitalizzazione che va sempre più ad oscurare sia la figura dell’insegnante sia quell’impegno sociale attivo di cui, da sempre, la scuola è stata portavoce, arrivando al punto di anteporre sempre più “la comodità degli adulti all’interesse superiore dei ragazzi”.
“Chi vuole ancora gli insegnanti?” di Philippe Meirieu ha il compito di aprire un’importante discussione sulla figura di ieri e di oggi degli insegnanti di ogni ordine e grado, sottolineando in questa figura la variabile umana “che accompagna ogni allievo nell’apprendimento”, come tiene a sottolineare anche Enrico Bottero nella sua Prefazione al testo, e che è soprattutto in grado di utilizzare quella “capacità di comprendere l’altro” senza per forza identificarvisi, attraverso un rapporto diretto tra le persone, la quasi dimenticata empatia.
Marianna Zito