“Che fretta c’era? I Sentinelli” a cura di Chiara Palumbo
“Un movimento di persone”, ecco una delle possibili definizioni dei Sentinelli di Milano, un gruppo nato spontaneamente attraverso i social e poi subito ritrovatosi nelle piazze, col fine di rispondere ironicamente al movimento più “serioso”, cattolico e oscurantista delle Sentinelle in piedi che ha manifestato più volte, e con numeri nettamente inferiori, contro i diritti delle persone LGBTQIA+, “acronimo che identifica Lesbiche, Gay, Transgender, Queer, Intersessuali e Asessuali. Il + comprende tutte le altre potenziali varianti dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere in cui una persona possa riconoscersi”. Chiara Palumbo ha curato, per le Edizioni Tlon, l’agile volume “Che fretta c’era? I Sentinelli” (Collana Numeri Primi, pp. 198, euro 15), una guida e anche un manifesto del movimento più situazionista che opera oggi in Italia in difesa dei diritti e della laicità dello Stato.
Ironia, Tempestività, Trasversalità, Molteplicità sono i punti cardine del movimento, come dicevamo nato spontaneamente e che nel 2014 ha avuto il suo battesimo in piazza XXV aprile, a Milano. L’idea, geniale e ironica, era quella di “sovvertire tutto, rovesciare tanto il modo di raccontare quanto il contenuto stesso dell’impegno sui diritti civili. Fin dal nome, tutto è guardato nella prospettiva opposta: dalle Sentinelle ai Sentinelli, dalla serietà dei temi connessi ai diritti alla scelta di esprimerli nella leggerezza del gioco”. Ecco partire allora un girotondo “perculante”, esibendo cartelli contro la Corazzata Potëmkin , contro i punti neri, contro il burro nel pandoro. Smontare le idee retrograde delle Sentinelle attraverso il linguaggio dell’ironia, appunto. Il tutto fatto in breve tempo: “arruolati” via social e subito in piazza, senza escludere nessuno. Per questo, negli anni, hanno partecipato e continuano a farlo associazioni antifasciste, sindacalisti, associazioni per i diritti degli omosessuali e altre.
La risposta dei Sentinelli è “una risposta cialtrona ma sempre corretta, che funziona ancora una volta per rovesciamento. Portare in piazza l’allegria al posto dell’incazzatura ha una dirompenza impossibile con qualsiasi altro mezzo”. Per questo motivo, anche la scelta dell’inno poco “ortodosso” quale Maledetta primavera di Loretta Goggi, cantato ad alta voce insieme a Bella Ciao. L’ironia non serve a mascherare il messaggio e la lotta per i diritti che i Sentinelli propugnano. Fondamentale è la trasversalità della partecipazione, “i diritti o sono trasversali o non sono diritti. Chiudersi nel recinto di ciò che ci coinvolge direttamente non solo rischia di lasciare soli, ma d’altro canto sbarra la strada alle occasioni che solamente la collaborazione e la messa in comune delle forze può generare. Appare scontato, ma non lo è”. E non è scontato, infatti, se nel nostro Paese è stata attuata, da lungo tempo e purtroppo da tutte le parti politiche, chi più chi meno, una sorta di classifica dei diritti, come se appunto si volesse elargire un privilegio ad una sola categoria. Nessun diritto può essere separato dagli altri, “garantire un diritto e negarne un altro non ha utilità”, “stilare una gerarchia di diritti più o meno urgenti non fa che negare il concetto stesso di “diritto”: ciò che definisce la dignità di una persona non può valere meno in base al considerare una caratteristica più o meno accettabile”. E ancora: “mettere in discussione un diritto significa mettere in discussione l’idea che un diritto possa essere tale, quello che rende quel diritto necessario e giusto”, “l’estensione di un diritto non fa stare più stretto, e non toglie niente a nessuno”. La lotta, se vogliamo definirla così dei Sentinelli opera proprio in questi campi base: nella cura delle parole private e politiche, nello scardinamento di presunti pericoli per la nostra civiltà, nel riportare l’essere umano e i suoi sacrosanti bisogni al centro del discorso. Un movimento pragmatico, dunque che, diversamente dai partiti politici, non vuole perdersi in distinguo e capovolgimenti quando si tratta di far rispettare la libertà di tutti.
Chiara Palumbo, attraverso le interviste realizzate frequentando il gruppo, ha messo su carta quello che dicevamo essere un manifesto e un riepilogo delle attività de i Sentinelli di Milano che, in breve tempo, hanno trovato dei sodali in più città d’Italia, come la stessa Chiara che si è appassionata e ha ammirato quella tenacia che li ha portati a riempire le piazze, virtuali e non, attraverso la freschezza del gioco.
Giovanni Canadè