“Cesare Pavese. Una vita tra Dioniso e Edipo” di Monica Lanzillotta
Monica Lanzillotta si dedica allo studio delle opere di Cesare Pavese a partire dalla giovane età, fino a discutere sullo scrittore la sua tesi di laurea, nel 1992. I suoi studi si allontanano dagli aspetti biografici della vita di Pavese – il carattere, la vita sessuale il suicidio – per dedicarsi maggiormente alla sua poetica, al rapporto con i classici (greco e latino), con la letteratura europea e angloamericana (francese, inglese e tedesco) e al suo lavoro presso la casa editrice Einaudi. Ed ecco la nascita oggi di questa monografia “Cesare Pavese. Una vita tra Dioniso e Edipo” (Carocci, pp. 302, euro 29), quando finalmente Pavese è considerato “uno dei massimi scrittori italiani del Novecento” e non solo scrittore, ma anche saggista, traduttore ed editore; e la sua fama si è man mano diffusa anche nel resto del mondo. Il suo lavoro vede la luce tra le due guerre, mantenendosi lontano sia dalle ideologie progressiste dell’Ottocento sia da quelle neorealiste del Novecento, collocandosi nel modernismo “in quanto dialoga con le letterature antiche e moderne”.
“Per Pavese, la pratica della traduzione consiste non tanto nel rendere facilmente fruibile il testo al lettore, quanto nell’intrecciare una relazione quasi amorosa con l’opera, attraverso una sorta di gelosa adesione alla sua materia verbale. (Belviso, 2015, p. 26)”
Infanzia e maturità sono i poli di pensiero su cui si ferma a sua poetica ed è nella “poetica del destino” che “sintetizza la parabola dell’esistenza degli uomini”, come si vince dal diario e da alcuni saggi, perché è dalle origini che l’uomo può comprendere chi è realmente.
Questa monografia attraversa la vita e le opere di Pavese e analizza il linguaggio che lo scrittore utilizza per parlare al mondo intero, linguaggio che lo introdurrà nel modernismo; e, ancora, mette in risalto i miti di Dioniso e la poetica della fanciullezza, di cui Pavese valorizza “la matrice preellenica e ctonia” e di Edipo e la poetica del destino, “quello sofocleo”, condannato a vagare per le strade da un tragico destino. Si analizza la formazione pavesiana, che avviene a Torino, fino alla discussione della tesi di laurea alla facoltà di Lettere e Filosofia, nel 1930, sulla poesia di Walt Whitman e fino a diventare pilastro fondamentale, con Giulio Einaudi e Leone Ginzburg, nel 1933, della casa editrice Einaudi; e si approfondisce l’apprendistato del mestiere di scrittore, la sua precoce vocazione alla scrittura, attraverso la stesura di un diario adolescenziale, fino al Mestiere di vivere.
Marianna Zito