Caterina Filograno debutta con un nuovo spettacolo al teatro Fontana di Milano
Cosa accade quando il metaverso incontra la realtà?
L’attrice, regista e talentuosa artista Caterina Filograno ha provato a raccontarlo all’interno del suo ultimo spettacolo “Oleandra”, una pianta quella dell’oleandro che diventa simbolo di due mondi e due identità a confronto. I due protagonisti, Tom Lincoln e sua moglie Mildred, acquistano una villa in stile liberty nel Metaverso e a causa di un errore il cespuglio di oleandro resta intatto, al limite tra realtà e metaverso. Rinchiuso in un limbo.
Abbiamo chiesto alla regista di descriverci la genesi dello spettacolo, l’idea del progetto e la motivazione di un titolo che apparentemente risulta lontano dal mondo digitale. Da dov’è emersa l’esigenza di parlare del digitale e metaverso?
Ho vinto un bando di drammaturgia dal titolo “Futuro passato” il quale chiedeva a 3 autori in Italia di lavorare con Federico Bellini, collaboratore di Antonio Latella, ad un testo che si ispirasse al metaverso e alla cultura digitale. Da tempo mi chiedevo come realizzare uno spettacolo in cui mi occupavo di come il virtuale ha cambiato un po’ le nostre vite e ho voluto unire ciò di cui volevo parlare e il matevarso, cornice e pretesto per poter raccontare altro. Ho partecipato ad una residenza ad Udine di due settimane dove abbiamo incontrato alcune classi dei licei friulani, gli incontri sono risultati essere molto utili soprattutto per la scrittura di due degli avatar, poiché la drammaturgia è incentrata su di loro, si tratta infatti due adolescenti di 14 anni. Ad ottobre ho quindi vinto il premio di produzione che mi ha consentito di effettuare una residenza presso Villa Manin in collaborazione con il CSS Udine e ho lavorato con attori sia scelti da me che del territorio, al fine di perfezionare il testo. Successivamente ho vinto un’altra residenza presso la contrada di Trieste. dove abbiamo iniziato ed effettuare le prime prove con gli attori dal 1 al 15 ottobre. Durante la residenza abbiamo lavorato anche al disegno sonoro, elemento importante dello spettacolo poiché le scene si alternano tra passato prossimo, remoto e presente, tra realtà e metaverso. Il testo è articolato come se tutto si svolgesse in un mese. Nella scenografia ci sarà un terreno di metaverso con piccoli angoli di realtà che stanno per essere divorati. Inoltre, lo spettacolo è finanziato da Elsinor Centro di Produzione Teatrale e ha il sostegno della Fondazione Pietro Pittini con la quale sto collaborando per un laboratorio di scrittura creativa nelle scuole in Friuli. Per quanto riguarda il titolo, ero al terzo giorno di lavoro e avevo in mente l’immagine dell’oleandro, ricorda un po’ le mie origini pugliesi e il mio lavoro con la natura.
Secondo te qual è l’aspetto più interessante della drammaturgia e quello più difficile dal punto di vista registico?
Più interessante è il continuo palleggio tra realtà e metaverso: in una scena c’è Avatar e in un’altra scena personaggi reali. Il linguaggio cambia, molto spesso gli avatar hanno il coraggio di dirsi cose che nella realtà omettiamo, è un linguaggio alterato dal virtuale che per me è diventata una scusa per raccontare di come il virtuale sta cambiando le nostre esistenze e come sta cambiando il nostro linguaggio, il corpo, la parola e lo sguardo. La difficoltà registica è come raccontare la realtà perché tutte le scene che si svolgono nel metaverso sono molto simili ai fumetti, come il buco dello spettacolo L’ultimo animale, mentre nella realtà i dialoghi non sono realistici, quindi la grande difficoltà è trovare con gli attori la misura tra essere veri e violenti in un testo che può apparire comico, frivolo, ma non lo è affatto. Il metaverso è molto più facile da esplorare rispetto alla realtà, come rappresenti una realtà che non è reale?
Come hai scelto il tuo cast? Erano artisti e artiste con cui hai già lavorato in precedenza o si tratta di una primissima collaborazione?
Io ho iniziato scegliendo il protagonista: Tom Lincoln, il quale acquista un terreno nel metaverso e vuole riuscire a realizzarsi nella vita in linea con la mentalità del sogno americano o meglio californiano. Isacco Venturini, non solo è attore, ma anche coreografo e ballerino. Lui mi aiuta nella costruzione dei movimenti. In scena la coprotagonista, moglie di Tom Lincon, è la fidanzata di Isacco, e questo aspetto mi divertiva molto. I costumi di scena sono stati realizzati da un caro amico e sono stati curati in ogni dettaglio per far emergere le varie sfaccettature dei personaggi.
Nell’ultima intervista alla domanda sui progetti per il futuro mi hai raccontato di “Oleandra”, ora invece cosa stai sognando di creare? Come vuoi stupire il tuo pubblico?
Al momento sto lavorando ad un romanzo dal titolo provvisorio ”Io sono il passato remoto” con un andamento più naturalistico, che è diventato anche uno spettacolo dal titolo “Anche in casa si possono provare emozioni forti”, e forse anche un film con una casa di produzione cinematografica sarda, e chiederemo anche all’Apulia Film Commission di promuoverlo. Il film ha dei risvolti più onirici e si svolge in Puglia, tratta la storia del matriarcato, una saga familiare. Dal punto di vista teatrale ha dei risvolti non realistici, poiché ha degli inserti scientifici che approfondiscono la figura della madre, della prima e secondogenita, dell’essere sorella, nonna e madre. Il film sarà girato nella villa di famiglia, in stile Gattopardo, nell’agro barese vicino al mare che ha ispirato anche il titolo dello spettacolo “Oleandra”. In questo spettacolo ci saranno due attrici dell’Ultimo Animale Emilia Tiburzi, Francesca Porrini, Sandra Toffolatti e Maria Grazia Sughi presidente di Sardegna Teatro.
Spettacolo realizzato con il sostegno del Mic e di SIAE nell’ambito del programma “Per chi Crea” andrà in scena presso il Teatro Fontana di Milano venerdi 8 alle 20.30, sabato 9 alle ore 19.30 e domenica alle ore 16.00.
Lucia Amoruso