“Casa Anastasia” di InO è il luogo dove tutti vorremmo tornare
In questi giorni particolari a livello mondiale, in cui non si fa altro che parlare di casa, c’è un album che è uscito il 25 marzo e che si chiama proprio “Casa Anastasia”: Andrea Sella, classe ’79, cantautore vicentino in arte Ino, ha anticipato il suo nuovo lavoro con l’accattivante singolo “Precario di secondo nome”.
Nel 1998 inizia l’avventura nella musica come bassista nei Whysoda fino al 2001, poi nei RoulotteHiFi fino al 2010 e nei Blue Book per alcune collaborazioni molto fruttuose. Nel 2011 inizia la storia dei Goodbyevisa, una band di rock alternativo cantato in inglese. La costante di tutte queste esperienze è sempre stata l’autoproduzione e la voglia di suonare solo ed esclusivamente pezzi inediti.
Casa Anastasia è il quinto album per InO, ma il primo da solista, auto-prodotto e in lingua italiana. La casa è quella della nonna, unica e creatrice di magici legami d’infanzia, quella nonna che lo chiamava Andreino e che quindi, senza saperlo, aveva già posto il seme potenziale per il successo creativo musicale futuro, InO. L’album è stato registrato da Luca Sammartin nello studio Produzioni fantasma di Montecchio Maggiore, Vicenza. InO è attualmente finalista regionale a Sanremo Rock.
L’album è nel complesso veramente piacevole, non si è mai stanchi di ascoltarlo a tutto volume, la personalità di InO è dominante. I testi non scadono mai nella retorica o nella ripetitività, c’è sempre un rilancio e un’aspettativa che non vengono mai delusi, c’è intelligenza e una bella ironia. Ogni intro regala emozione e necessità di ascolto. Le sonorità sono intense e originali, grazie anche all’apporto musicale di Matteo Modini, batterista e co-produttore, Alberto Girardello, bassista, Daniele Asnicar, chitarrista.
Il primo pezzo è “Tu” e già si capisce che InO non ha paura di osare. L’intro è morbido, crea attenzione e si racconta di una lei, che ha lasciato forti immagini “illumini restando leggera“, ma inaspettatamente la seconda parte del brano lascia incessanti “agrodolci allegrie“. Un buon inizio.
“A lei” è un brano imprevedibile, con una presentazione che racconta di una persona contorta, fragile, eccessivamente sensibile ma che sa raccontare la profondità e il senso della vita “Vivila, la vita passa e va“, finché c’è un’esplosione, il climax musicale ci prende per mano e “stringimi forte che non voglio morire“, la verità emotiva è un fuoco artificiale.
“Andiamo a Venezia”, “spezziamo l’inerzia di quei sentimenti che non vuoi più“, racconta della possibilità di un breve viaggio romantico, fatto di tutte piccole grandi cose che fanno star bene e che permettono di vivere la stranezza della vita.
Romantica. Non fatevi ingannare dal titolo, perché la lei di questa storia lo è “come un porcospino che punge e sfugge” e quindi al malcapitato corteggiatore non rimane altro che bere vino. Questo originale e divertente pezzo potrebbe essere la regia stilistica del cantautore perché è molto personale e quindi riconoscibile.
“Cometa” è forse uno dei brani più riusciti e più interessanti, non fosse già per l’anticipazione musicale. “Tu abusi del tuo cuore grande, del tuo annuire“, è una persona che sa lasciare il segno ovunque vada, nonostante il pericolo possa sempre essere imminente. Il ritmo è quasi psichedelico. Assolutamente da ascoltare.
“Precario di secondo nome” è il singolo che ha anticipato “Casa Anastasia”, altro pezzo veramente ben riuscito. Sonorità importanti per raccontare la precarietà della vita, “è da un po’ che non sono felice ma la bestemmia non mi si addice“. C’è incertezza nell’esistenza stessa, anche se si trovano sempre un “bel manipolo di super eroi, di fumetti che non leggerò mai“. Ma chi saranno i veri super eroi?
“Ma non vuoi” si ricalca su quel “a Natale puoi…tapparti la bocca” e le spregiudicate “lucine tossiche” raccontano di una nefasta atmosfera natalizia per cui “con te ci morirei ma con te non basta mai“. Altra sorpresa.
“Ciao” è la degna conclusione, il brano più intimista e schiettamente sincero. Una sana battaglia che si conclude ma rimane eterna.
Silvia Paganini
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