Carrozzeria Orfeo arriva a Milano con “Salveremo il mondo prima dell’alba” al Teatro Elfo Puccini
“La verità vi renderà anche liberi, ma prima vi farà molto incazzare”
Quando si parla di Carrozzeria Orfeo si ha già ben chiaro lo stile di cosa si andrà a vedere a teatro. Per chi non ha ancora avuto modo di assistere a uno dei loro spettacoli, beh, è il caso che lo faccia, almeno una volta nella vita, perché hanno un modo molto personale di fare teatro e il risultato è che, di primo acchito, o li si ama o li si odia, a pelle. E che la reazione vada nell’una o nell’altra direzione, a loro poco importa. Perché andranno comunque avanti per la loro strada, decisi, così come fanno oramai da 15 anni.
Il loro nuovo spettacolo ha debuttato a gennaio 2024 ad Ancona: si intitola “Salveremo il mondo prima dell’alba”, ora in scena a Milano al Teatro Elfo Puccini fino al 28 aprile. All’apertura del sipario gli spettatori vedono un comodo e ampio salotto, che non avrebbe nulla di anomalo, se non per una finestra esagonale con una visuale alquanto insolita: il pianeta Terra. I sei personaggi che animano lo spettacolo infatti si trovano su un satellite adibito a clinica di recupero, un luogo di “purificazione” dalle proprie dipendenze. O almeno così dovrebbe essere in teoria. E come recita il proverbio “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, forse dovrebbe essere più facile prendere distanze dalle proprie ossessioni e manie stando lontano dal luogo che le ha causate, ma in realtà non è così. E lo si vede molto bene nei personaggi che si presentano agli occhi del pubblico. La prima è Jasmine, unica donna del gruppo (Alice Giroldini), popstar sola, frustrata e tradita, con una forte carica rabbiosa. Poi c’è Patrizio (Roberto Serpi), cocainomane, insieme al compagno Omar (Sergio Romano), leader mondiale della produzione di farina di insetti, William (Ivan Zerbinati), analfabeta affettivo e spietato, accompagnato dal suo servitore bangladese Nat (Sebastiano Bronzato), l’unico che sembra salvarsi dalle malattie del ventunesimo secolo, con il suo sorriso perenne e la sua genuinità e assenza di ambizione, qualità che tanto stridono a contatto con la società contemporanea. A far loro da guida il coach / psicologo / ex sportivo Max (Massimiliano Setti), che non mancherà di prendere nota sul suo blocchetto di ogni piccolo dettaglio sui suoi pazienti.
“Il mondo è un animale disperato, ma prevedibile.”
Due ore e mezza abbondanti di spettacolo, che tengono sempre sull’attenti chi guarda, mantenendo un ritmo serrato e impeccabile, grazie alla grande sintonia e bravura del cast e alla regia a tre teste firmata Di Luca-Setti-Tedeschi. Linguaggio molto diretto e spesso scurrile, come di consueto per Carrozzeria Orfeo, frequenti liti e sfide a toni concitati e tanti, tanti, tanti temi, tutti attuali, tutti “vomitati” senza peli sulla lingua, ma che portano un po’ di smarrimento. Indubbiamente sono svariati i problemi della società in cui viviamo, ma riuscire a trattarli tutti quanti non è semplice, ma neanche necessario. Nelle loro interazioni i personaggi si scontrano e si attaccano a vicenda, quasi senza sosta e senza un vero obiettivo, perché nessuno di loro sembra interessato veramente a guarire dalla propria dipendenza, è sufficiente sfogarla a ogni minima occasione. Anche nella seconda parte l’obiettivo non viene identificato: il titolo “Salveremo il mondo prima dell’alba” trae un po’ in inganno, perché non sembra essere la missione dei sei personaggi, che faticano già a capire se in primis vogliono salvare loro stessi.
Non sono mancate, nel pubblico, tante risate, ma risulta spontaneo chiedersi (soprattutto da parte di chi non ride apertamente, ma magari velatamente ogni tanto ghigna), cosa possa suscitare una tale ilarità, perché le tematiche, pur essendo portate all’estremo, lasciano l’amaro in bocca, e per quanto si possa sdrammatizzare, la risata risulta dissonante.
Tutto ciò non toglie nulla alla bravura degli attori e alle potenzialità del testo di Gabriele Di Luca, riconoscibilissimo nello stile del linguaggio e delle ambientazioni singolari.
Roberta Usardi
Fotografia di Manuela Giusto