“Carmina Burana – Le origini” per il Roma Summer Fest
Per il Roma Summer Fest, l’Auditorium Parco della Musica di Roma ha ospitato il 30 luglio il concerto “Carmina Burana – Le origini”, un suggestivo e grande incontro tra la musica classica e quella popolare, con la Direzione Artistica dei Cafè Lotì e, quindi, con Nando Citarella (voce, tammorre, chitarra battente, marranzano), Stefano Saletti (oud, lauta, bouzouki, voce), Pejman Tadayon (bamtar, ney, saz, voce); il direttore ensemble classico Giovanni Cernicchiaro, Coro Novum Convivium Musicum (Maestro preparatore Antonio Pantaneschi), Coro Arké, Coro Monteverdi, Polifonica di Anzio, Coro Accordi e Note; la soprano Lucia Casagrande Raffi e la mezzo soprano Francesca Romana Iorio; le voci naturali di Barbara Eramo e Yasemin Sannino; e ancora i Musici Pietro Cernuto (friscaletto, ciaramella, zampogna, voce), Gabriele Coen: (clarinetto, flauto), Carlo Cossu alviolino, Giovanni Lo Cascio alle percussioni, Tactus Ensamble alle percussioni, M° Monaldo Braconi al pianoforte, M° Desirè Scuccuglia al pianoforte.
Il tutto introdotto dalla voce narrante di Massimo Popolizio che racconta la musica popolare come “musica dell’incontro” fino a creare una liaison tra passato e presente, tra la cosiddetta “musica colta” e la tradizione, grazie all’incontro tra le musiche e i canti medievali originali dei Carmina e la partitura di Carl Orff. Un ritorno quindi dei canti che compongono i Carmina Burana, al momento in cui furono composti, nel 1937, reso possibile grazie alla presenza di più di cento persone sul palcoscenico – e ricreati con l’inserimento, oltre al latino e al tedesco, delle lingue appartenenti alla nostra tradizione popolare, dal siciliano al napoletano al sabir la lingua del Mediterraneo.
“Il progetto vuole riportare all’origine lo spirito di mosaico multilingue e multiculturale che animava i racconti e le storie narrate nel Codex buranus che prese successivamente il nome di Carmina Burana. Questi canti erano opera di chierici girovaghi, i cosiddetti goliardi o clerici vagantes sorta di menestrelli e cantastorie, che li composero tra il XII e il XIII secolo e vennero poi scoperti nell’abbazia di Benediktbeuern”.
Uno spettacolo intenso e molto amato, che in questa nuova veste e nell’ambiente raccolto della Cavea, continua ad affascinare e a coinvolgere un pubblico sempre più eterogeneo, libero di spaziare e apprezzare gli elementi noti inseriti armonicamente in un contesto diverso e nuovo. Oltre ai brani più conosciuti – come la suggestiva “O Fortuna” – sono stati eseguiti, in anteprima assoluta, i brani contenuti nel CD del Cafè Lotì “In Taberna”, il secondo lavoro discografico del trio, in uscita per l’etichetta Materiali Sonori.
Marianna Zito
Foto di Roberto Moretti