“Carla Accardi” al Palazzo delle Esposizioni di Roma
È stata prorogata fino al 1 settembre 2024 la mostra “Carla Accardi” (1924-2014) al Palazzo delle Esposizioni di Roma, con la curatela di Daniela Lancioni e Paola Bonani, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, ideata, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo e realizzata con la collaborazione dell’Archivio Accardi Sanfilippo e con il sostegno della Fondazione Silvano Toti.
Una mostra antologica, che si apre agli occhi del suo pubblico per la ricorrenza del centenario della nascita dell’artista trapanese, figura che per oltre mezzo secolo è stata protagonista della cultura visiva italiana e internazionale. Troviamo in esposizione numerose e importanti opere, tra cui la Tenda del 1965-1966, laTriplice tenda (1969-1971) proveniente dal Centre Georges Pompidou di Parigi; altre due opere dell’artista concepite come spazi abitabili e attraversabili, la Casa labirinto del 1999-2000 e il Cilindrocono del 1972-2013 e i suoi primi oli su tela, mai esposti prima d’ora.
Le opere in mostra sono circa un centinaio, datate dal 1946 al 2014, distribuite attraverso un percorso cronologico con allestimenti concepiti dalla stessa Carla Accardi, dando modo a chi osserva di restare legati alla percezione che l’artista stessa concepiva tra l’opera e lo spazio. Ed è proprio questa percezione che porterà l’artista a sviluppare nuovi modi di intendere l’opera d’arte: dall’astrattismo dell’immediato dopoguerra all’informale, dalla pittura-ambiente a un’arte segnata dalle istanze del femminismo, fino alla rinnovata joie de vivre dei dipinti negli anni Ottanta e nei grandi dittici e trittici degli anni Novanta e Duemila.
Un percorso espositivo, godibile nel suo estro e nei suoi colori da un pubblico di tutte le età, che si sviluppa all’interno dell’intero piano nobile del Palazzo, nella rotonda e nelle sette sale che la circondano, attraverso un ordine cronologico che va a mostrare le invenzioni e le metamorfosi che si sono succedute nell’opera dell’artista.
Marianna Zito