“Breviario dei vinti” di Emil Cioran
Continua imperterrita la fortuna editoriale di Emil Cioran in Italia. Oltre alla continua ristampa delle sue maggiori opere presso Adelphi, in questi anni la Voland sta dando alle stampe il resto della produzione inedita e non dell’autore rumeno naturalizzato francese. “Breviario dei vinti“, originariamente pubblicato in Romania nel 1991 e in Francia tre anni più tardi, per la cura dello studioso Alain Paruit, arriva paradossalmente dopo “Breviario dei vinti II“, pubblicato nel 2016 sempre da Voland. La seconda parte, sempre curata da Paruit, fu scoperta dopo la morte di Cioran, nel 1995, e numera gli aforismi dal 71 al 140.
Mettendo da parte la discrasia cronologica, parliamo del primo volume, contenente appunto i primi settanta paragrafi. “Breviario dei vinti”, come dicevamo, vede la luce in Francia solo agli inizi degli anni Novanta del Novecento, ma fu scritto tra il 1941 e il 1944 in Francia, in lingua rumena. Come sanno bene i lettori di Cioran, la questione della lingua fu fondamentale per l’autore rumeno, che troverà la sua piena espressione con l’adozione della lingua francese, tanto da creare, secondo alcuni studiosi, una nuova scrittura francese, chiara, ripulita, quasi oggettiva. E fu la sua scrittura, lo stile eccessivamente come quasi tutta la prima produzione di Cioran, a convincere l’autore che questo Breviario non dovesse vedere la pubblicazione.
Di cosa parla questo Breviario dei vinti? Lo spiega ottimamente il curatore di questo volume, Roberto Scagno, nell’utile postfazione: “una guida all’orientamento (sia nell’uso ecclesiastico che in quello laico) […] Una guida disillusa e dolorosa, rivolta a sé stesso in una situazione di profondo sconforto e desolazione, nella consapevolezza di aver scelto l’esilio e la rottura con il proprio passato e la terra natale, smarrito in una Parigi crepuscolare e declinante che si andava delineando come un possibile definitivo approdo”. Seguendo il proprio stile compositivo, figlio diretto della scrittura di Schopenhauer e Nietzsche, anche il Breviario non segue un argomentare strettamente filosofico (celebre, in Cioran, il suo voluto autocontraddirsi da un paragrafo all’altro, rifiutando e parodiando lo stile filosofico), ma è intriso di “letteratura filosofica” (ancora Scagno). Eppure un tema comune percorre questi settanta paragrafi, ed è quello della caduta dell’Uomo, tema che verrà sviluppato in alcune opere successive, pensiamo a “La caduta nel Tempo” (Adelphi). Espliciti e frequenti sono i riferimenti all’Antico Testamento, al libro del Genesi, a Giobbe e al Qohelet. “In cielo non vi è fioritura né raccolto. Nella sua dimora, non avendo nulla da sorvegliare, Dio, per ingannare la noia, fa il deserto nei giardini dell’uomo.” (frammento 1) Eccolo, Dio, un Demiurgo solitario e annoiato dopo aver scacciato la sua creatura, punendolo con la colpa della mortalità. Scrive Scagno: “Tuttavia, gli istanti, i momenti estatici, le sensazioni di bellezza non possono ricostruire il paradiso edenico perché sottoposti alla caducità del tempo, e illusoriamente la nostra “anima” tende a “recidere i legami terreni” verso “lidi celesti””. L’Uomo è solo e orgoglioso, perché pone al centro della propria riflessione se stesso, credendosi centro del Tutto: “L’uomo non ha inventato un errore più prezioso né un’illusione più sostanziale dell’io. Respira, e s’immagina unico; il cuore gli batte perché è lui. Come potrebbe tenersi in piedi nel panteismo? O essere con un dio sopra di lui? Quale che sia la religione, non gli permetterebbe di assecondare fruttuosamente la sua natura” (frammento 10).
Solo è l’uomo e solo è Cioran, nella Parigi degli anni ’40, esiliato culturale, forse già “apolide metafisico”. Cioran è solo, ma Parigi lo accoglie: “Non si ha bisogno di nessuno; c’è lei” (frammento 19). La sua ricerca filosofica, religiosa, letteraria, inizia a formarsi nel suo Quartiere Latino. E, pochi anni dopo, questo disincantato filosofo/scrittore rumeno, diventerà uno dei maggiori pensatori del secolo passato che, ancora oggi, non smette di parlarci.
Giovanni Canadè