“Bob Dylan Sixty Miles of rowdy days”, il libro di Marta Fieramonti e Simone Pitti
Il primo videoclip musicale? Opera di Dylan. Il primo concept album? Opera di Dylan.
Il primo album doppio della storia?
Ancora opera di Dylan.
Fu prima di tutto uno sperimentatore, capace di creare nuove modalità espressive ormai entrate nell’immaginario collettivo. In questo libro ripercorriamo le tappe fondamentali della sua vita privata e soprattutto di quella artistica. Dylan, infatti, ha sempre vissuto in maniera profonda e totalizzante il suo rapporto con l’arte, rompendo gli schemi classici tra significante e significato e costringendo all’interpretazione personale, unico approccio possibile alla sua arte, nonché uno dei motivi della sterminata produzione a lui dedicata.
“La produzione su Bob Dylan è pressoché sterminata, dai libri ai saggi, dalle tesi di laurea agli articoli di giornale, dalle biografie ai film, dai documentari ai blog dedicati. Viene dunque da chiedersi cosa spinga, ancora oggi, ad interrogarsi su questa figura e a scrivere su di lui. Probabilmente, la risposta più immediata risiede nella sua vastità e complessità artistica, impossibili da cogliere in tutti i loro aspetti e da racchiudere in un numero di parole limitato. In questo libro proviamo a dare il nostro piccolo contributo, in quanto appassionati di lunga data di Bob, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua vita privata e soprattutto di quella artistica”.
Marta Fieramonti. Nasce in provincia di Roma nel 1992. Cresciuta in una casa di malati di musica, andava a dormire con le storie di Carlo Massarini, ascoltando come ninnananna Eric Clapton e Bob Dylan. Non sorprende, quindi, che sia diventata una grande appassionata di musica “vera”, come l’autrice stessa la definisce. Ha la “fortuna” di incontrare il suo collega
Simone Pitti durante gli studi universitari e da lì iniziano a sognare di realizzare un progetto insieme. Simone Pitti. Nasce a Roma nel 1990. Fin da piccolo gli fanno compagnia le storie di un impiegato, il soldato di Samarcanda e il generale dietro la collina. Da qui all’innamorarsi delle Lettere il passo è stato breve. Proprio durante il suo percorso universitario ha avuto la “sfortuna” di incontrare la sua collega Marta Fieramonti. Da lì è nata la loro amicizia e il loro sodalizio intellettuale, nonché l’idea di scrivere questo libro insieme.