“Black, White and Bluse”: lo straordinario incontro tra Vito Di Modugno e Fausto Leali
Un grande jazzista e una delle voci più riconoscibile ed apprezzate del panorama italiano. Sono Vito Di Modugno e Fausto Leali, che insieme hanno dato vita a “Black, White and Blues”, disco recentemente pubblicato da Abeat Records. Abbiamo raggiunto Vito per una piacevole chiacchierata.
Vito, benvenuto su Modulazioni Temporali. Per prima cosa grazie per il tuo tempo. Come stai dopo la release di “Black, White and Blues”?
Benissimo ovviamente. L’uscita di un proprio disco è sempre un momento speciale per un musicista, e questa volta lo è ancor di più per aver avuto un ospite straordinario come Fausto.
Un disco strepitoso, che abbiamo ampiamente ascoltato in questi giorni. Come e quando nasce l’idea della sua realizzazione?
Un po’ di anni fa, quando Fausto venne a Milano ad assistere ad un mio concerto e rimase entusiasta della mia musica e del mio quartetto. In quella occasione colsi la palla al balzo per proporgli una collaborazione, in quanto ho sempre ritenuto la sua voce, assolutamente in linea con le sonorità dell’organo Hammond. La realizzazione del progetto, purtroppo, ha sedimentato a lungo a causa dei molteplici impegni lavorativi di Fausto.
Il rapporto con Leali: quando vi siete conosciuti e perché avete deciso di lavorare insieme a “Black, White and Blues”?
Ci siamo conosciuti grazie a Germana Schena, la cantante che, nella seconda metà degli anni 90, faceva parte del mio gruppo. Poiché è una straordinaria vocalist, verso l’inizio del nuovo millennio fu presa per fare la corista durante i concerti di Fausto. Di lì a qualche anno ne è diventata la compagna prima, e poi, addirittura, la moglie, e lo segue ancora tutt’oggi durante le sue tournée. A prescindere da questo, Fausto è stato sempre uno dei miei cantanti ed interpreti preferiti. Quando lo sento cantare brani come “Angeli negri”, “Mi manchi”, “A chi” (non continuo perché la lista sarebbe lunga) mi emoziona come pochi altri. Poi, come ti dicevo, ho sempre creduto che la sua voce e l’organo Hammond sarebbero stati un’accoppiata perfetta.
Che clima si è creato in studio di registrazione? Ci puoi raccontare le dinamiche che si sono create in quei giorni?
È stato tutto magnifico. Fausto, oltre ad essere un cantante eccellente, è anche una persona meravigliosa. Queste due componenti sono, a mio avviso, importantissime per poter lavorare in modo sereno e rendono tutto, straordinariamente, facile e bello. La stessa cosa succede anche con i componenti del mio gruppo, che sono il sassofonista Michele Carrabba, il chitarrista Pietro Condorelli e il batterista Massimo Manzi. Suoniamo insieme da più di vent’anni, abbiamo inciso tanti dischi e fatto innumerevoli concerti. Inoltre, a questa registrazione, ha preso parte anche Germana, che per me è come una sorella. Insieme a Fausto cantano un brano in maniera, davvero, sublime.
Come sta la musica italiana a tuo parere? Non solo il jazz, ma anche la “leggera” e “popolare”?
Trovo che il jazz sia sempre in continua evoluzione. Ci sono tanti giovani musicisti, in ogni parte del paese, che continuano a portare freschezza ed entusiasmo. Non posso dire purtroppo la stessa cosa per il “pop”. Da tanti anni ormai, a mio modesto avviso, non vengono più alla ribalta belle canzoni, ad esempio, come quelle di Battisti, Tenco, Dalla, Baglioni, Pino Daniele e altri. Credo che questo sia il frutto di necessità di carattere, prettamente, commerciale, ma ci saranno sicuramente grandi autori e interpreti nascosti da qualche parte.
Sono previsti dei concerti per promuovere “Black, White and Blues”?
Certo, a breve ci saranno aggiornamenti.
Per concludere, quali saranno i tuoi prossimi impegni non solo legati a questo disco?
La mia attività è sempre molto intensa tra concerti, lavori in studio ed insegnamento. È stato pubblicato qualche settimana fa un CD di un trio che ho da diversi anni con un musicista straordinario che si chiama Carlo Maria Barile, e col quale abbiamo inciso un lavoro su musiche di Bach. Inoltre, è in uscita un altro lavoro, della cantante Patty Lomuscio, accompagnata dal mio trio con Condorelli e Manzi e dedicato a colei che, secondo me, è stata una delle più grandi musiciste che abbiamo avuto nel nostro paese, riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Sto parlando di Caterina Valente.
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Fotografia di Gaga Jovanović