“Black Out” di Gianluca Pavia
“scopri il tuo passato, solo così sarai libero”
Avete presente quella sensazione da bambini, quando vostro padre vi portava al parco giochi? Sicuramente vi è rimasta addosso sulla pelle adesso che avete quaranta anni? C’erano le montagne russe, che allora come oggi, almeno per quanto mi riguarda, vi mettevano paura. E c’era però una gran voglia di salirci su e non scendere per tutto il giorno, nonostante lo stomaco vi chiedesse pietà, pace e serenità. Continuavate a salirci e a stare male, a ridere nonostante tutto, a ridere proprio per tutto, come la vita oggi, sempre e comunque. Ancora e ancora finché il papà di turno non doveva fare il cattivo, ridendo in cuor suo come un matto perché anche lui avrebbe voluto continuare a fare su e giù sulle montagne russe. Doveva trascinarvi, con il sorriso tirato a non farlo vedere, lontano dalle giostre per non sentire vostra madre lamentarsi e dire che era solo colpa sua, quella sensazione di vomito e teste girate che vi prendeva.
Così immagino Gianluca Pavia quando ha messo la parola FINE al suo primo romanzo, “Black Out” (NED Edizioni, 2018, euro 15). Mi figuro il suo sorriso beffardo e la vostra faccia, così come la mia, davanti alla quarta di copertina, nera come il destino che ci aspetta, ricordando questo duemilaventi che non è ancora finito. Il romanzo di esordio di Pavia, romano di nascita, è proprio quella vostra sensazione da bambino. È un luna park infinito e lui è il vostro giostraio di fiducia che vi stacca l’ultimo biglietto per l’ultima corsa. E in questo spazio fatto di macchine dallo scontro facile, discoteche e sale gioco, ville come case chiuse e bar sempre aperti, Pavia muove i suoi personaggi facendoli correre verso un destino ineluttabile, tra rapine, prostitute e bevute all’ultima goccia. In questo caleidoscopio nessuno è chi sembra, nessuno è come appare e così puoi affezionarti a un personaggio giusto il tempo di voltare pagina, Gianluca Pavia è un dio crudele. Non puoi legarti a nessuno, perché il tuo personaggio del cuore non è altro che l’esatto opposto di chi speravi lui fosse e allora, dopo tante delusioni e specchietti per le allodole, puoi solo salire su questa macchina in corsa che è la scrittura di Pavia, tra rimandi alla cultura pop, alla vita di tutti i giorni e giochi di parole dal suono dadaista e lasciarti andare alla ricerca forsennata del protagonista, che ha continui black out , da qui il titolo del romanzo, che non gli permettono di avere una vita, non dico normale, che quello già sarebbe un ottimo risultato, ma almeno non troppo strana. Nel momento in cui ci troviamo accanto all’autore, con la cintura ben allacciata, non possiamo fare altro che andare incontro al nostro destino , che è lo stesso di almeno uno dei personaggi che abitano l’universo colorato di Pavia. Come tutti, anche noi avremo un futuro incerto perché dipende dal passato, e non sempre il passato è così come ce lo ricordiamo, non esistono oasi felici. Per fortuna l’amore in tutte le sue forme e sostanze, e qualche volta in tutte le sue posizione, può venirci incontro e provare a salvarci. Che se non ci pensa lui, ci sono gli amici. Quelli sono bravi tutti a farli.
Il romanzo d’esordio di Gianluca Pavia bisogna leggerlo più volte perché si presta a diverse chiavi di lettura. Mentre descrive la rocambolesca vita di Nick e i suoi amici, lo scrittore ci racconta il nostro presente con critiche continue nemmeno troppo velate alla vita politica. Lancia sassolini in uno stagno perché lo sa che, mentre la vita continua, i cerchi che lui è andato a creare si allargano e come dei segnali, delle imperfezioni, diventano disturbi che permettono di svegliarci dal nostro black out e riuscire finalmente a prendere la vita per le corna, quelle delle tua ragazza magari, e andare verso un futuro che non conosci perché “hai grandi progetti ma non ricordi nulla del tuo passato. E se non conosci il tuo passato non comprendi il presente, e finché non lo comprendi il futuro sarà sempre un casino. Ieri oggi era domani, domani oggi sarà ieri, è tutto collegato in una catena di causa ed effetto”.
Antonio Conte