“BEATITUDO”, IL LUOGO DEI MIRACOLI, LE PAROLE LIEVI, IL SOGNO DI UN UOMO AL TEATRO MENOTTI
Con “Beatitudo” Armando Punzo celebra, condensa e mette in scena la metafora di trent’anni di Compagnia della Fortezza, un’esperienza straordinaria che ha fatto del Carcere di Volterra e dei suoi detenuti-attori i protagonisti di un modo unico ed esemplare di “fare Teatro” dell’uomo e sull’uomo. Lo spettacolo è una successione di quadri narrativi che vedono in scena, tra Arte e Realtà (noi), oltre 60 personaggi-attori-musicisti-apparizioni. A guidarci sono lo stesso Punzo, le parole di Borges e le straordinarie musiche originali e suggestioni sonore di Andrea Salvadori (Premio Ubu 2018 proprio per questo lavoro).
Lo spettacolo ci fornisce una serie di suggestioni non chiuse, non definite e, come faceva lo scrittore argentino, ci chiede di pensare a ciò che sentiamo e che vediamo senza dare nulla per scontato, perché “forse non è andata proprio così” come pensavamo. “Beatitudo” è come un dipinto che si crea e si cancella davanti ai nostri occhi. In un certo senso, la cosa più definitiva che possiamo dire di “Beatitudo” è che si tratta di uno spettacolo “indefinibile per definizioni”:
Beatitudo è un viaggio nel mondo-universo di Borges
Beatitudo è soprattutto, prima di tutto, la celebrazione di un rito.
Beatitudo è un quadro, un enorme affresco, un “Giudizio Universale”
Beatitudo è una pratica filosofica, ancor prima che teatrale
Beatitudo è un’ode all’oblio, perché come dice Armando Punzo “fondiamo la nostra vita su quello che siamo, non su quello che potremmo essere. E in questa staticità perdiamo il gusto del rischio di essere come non sapremo mai”.
Beatitudo è, come il “Campino” (il cortile interno del carcere di Volterra), un luogo dei miracoli. Un luogo che “non importa”, perché ciò che davvero importa è l’essere umano.
Beatitudo è la fuga dall’attualità. È un tentativo di perdersi nelle parole di Borges. È il tempo dilatato, la sospensione.
Beatitudo è modificare il particolare per creare un nuovo universale. È cambiare sé stessi per cambiare il mondo. A Volterra è bastato cambiare uno Spazio per cambiare tutto il carcere…
Beatitudo è l’uomo sulla scena; il luogo in cui cerca di dare il meglio, dove vanno in scena le potenzialità dell’essere umano. Beatitudo è l’uomo ideale.
Lunghissima e meritata la standing ovation finale, di fronte a un’opera che come la Fortezza (e come Borges) “Voleva sognare un uomo, sognarlo con minuziosa interezza, e imporlo alla realtà.”
“Beatitudo”, regia e drammaturgia di Armando Punzo, liberamente ispirato all’opera di Jorge Luis Borges, in scena al Teatro Menotti di Milano dall’8 al 10 febbraio.
A.B.