“Barbara” di Marise Ferro
Donne nate male, amicizie colpevoli e quelle profonde come una parentela
(Titolo del Saggio di Ross, Charlotte)
Elliot riedita nella Collana “Scatti”, “Barbara” (introduzione di Francesca Sensini, 2023, pp. 295, euro 19,00) di Marise Ferro all’anagrafe Maria Luisa Ferro (Ventimiglia, 21 giugno 1905 – Sestri Levante, 2 ottobre 1991), pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1934.
Autrice un po’ dimenticata, Marise Ferro; grazie a questa riedizione torna in evidenza un testo che costituisce un importante testimonianza nel dibattito critico riguardante la letteratura femminile italiana. Marise Ferro è stata definita un’anti-romantica e, col suo scrivere forse desiderava parlare a quelle donne “nate male”, come la protagonista del romanzo, Barbara. Il dualismo di questa definizione si comprende alla lettura del romanzo, quando, con scrittura profonda e sensibile l’autrice ci racconta da dove viene Barbara e perché, nel libro, la sua ricerca e crescita sono così importanti all’autrice.
Marise Ferro voleva dunque raccontare alle donne della sua epoca come ascoltare la propria natura e la propria coscienza. Le sue eroine, scevre dal condizionamento sociale, che le voleva mogli ubbidienti, belle e mansuete, oggetto sessuale, ma asessuate, fragili e pronte a tutto per amore, lottano per arrivare a questa consapevolezza o soccombono. Marise Ferro ha un approccio quasi scientifico nel scandagliare i più intimi pensieri e confessioni al lettore, quasi volesse aiutare le lettrici ad avere un pensiero illuminista, come il suo.. “Naturalmente parliamo di un illuminismo metastorico”, dice Francesca Sensini. “Per lei l’intelligenza era l’antidoto per decostruire le illusioni e uscire dalla sofferenza. Considerava le donne, per educazione, troppo romantiche nel senso deteriore. Troppo espose alle illusioni veicolate da tanta letteratura anche alta. La razionalità illuminista è quella che vuole spazzare via le superstizioni, le credenze che ancorano al passato e rendono schiavi. Ecco, Ferro riteneva che solo un bel bagno di ragione avrebbe aiutato le donne a capire la trappola nelle quale erano state rinchiuse. La sua visione del femminile era severa e mai tenera”.
Assolutamente da riscoprire, l’autrice, in queste preziose e raffinate pagine, racconta l’intensa amicizia tra due ragazze, un’amicizia che le segnerà. Scritto e ambientato nell’Italia degli anni 30. il romanzo venne giudicato scandaloso e amorale perché narra apertamente di desiderio, amore, passione, di relazioni intime tra uomini e donne. Il libro alla sua prima pubblicazione provocò la censura fascista dell’epoca.
“Si vuole più bene a una sorella di elezione che a quella imposta dalla natura, no? L’una si sceglie, mentre l’altra si accetta.”
Così presenta questo rapporto tra due amiche che nasce tra i banchi di scuola nei primi anni dell’adolescenza, e le vede crescere, fino a diventare donne in un percorso fatto di turbamenti e dubbi scaturiti dall’impossibilità di sentire appieno i propri istinti. Marise Ferro ha in grande considerazione non solo la natura delle protagoniste, ma l’inevitabile condizionamento sociale che le costringe a scelte calcolate quando lo status non permette quella libertà di scelta che le porterebbe altrove, verso passioni considerate disumane. Figlie, poi mogli e madri, questo il destino che impone la cultura. Amanti passionali, curiose e sognatrici nello spirito. Attonite e angosciate nel tentativo di capire i motivi reali che le spingono così lontane dai loro doveri imposti dalla loro educazione e così lontani dai loro desideri.
“Barbara” è il secondo romanzo della scrittrice, giornalista, saggista e traduttrice, che vanta collaborazioni prestigiose con scrittrici altrettanto all’avanguardia e che, come lei, faticheranno a dar voce alla loro bravura. Nella redazione di una rivista per sole donne, Foemina, vediamo spiccare nomi come Paola Masino, che subì la censura fascista per un romanzo dal titolo impossibile, Nascita e morte della massaia. Poi c’era Alba De Céspedes, già famosa e baciata dal successo, che aveva fatto la Resistenza e presto avrebbe pubblicato un audace memoir-romanzo-saggio intitolato Dalla parte di lei. Titina Rota, nata in una famiglia di musicisti, grande costumista della Scala, ammirata da Prampolini e da D’Annunzio, disegnatrice e direttrice di Grazia negli anni della guerra. Per non parlare della grande Sibilla Aleramo, settantenne autrice di Una donna, pubblicato all’inizio del secolo con grande scandalo: il romanzo autobiografico in cui aveva raccontato la sua separazione dal marito e dal figlio, che le fu tolto come ad Anna Karenina. Marise Ferro vedrà altre pubblicazioni censurate e resterà lucida nella sua produzione. Il suo spirito è vivido in questo romanzo e riserva al lettore un dialogo diretto con l’animo dei personaggi, un elemento che rende la lettura appassionante.
“Marise Ferro era una donna libera, diretta, incapace di tenere in piedi un’unione impossibile” racconta Francesca Sensini, docente di Italianistica all’Université Côte d’Azur di Nizza e curatrice delle nuove edizioni di libri e scritti di Marise Ferro, e che si occupa di un’importante Introduzione in questa ri-edizione di “Barbara”.
Federica Scardino